Politica

Lega, Salvini toglie la Padania dallo statuto. Lega, tempi e modi della svolta

Alberto Maggi

Lega, Salvini prepara la svolta finale per diventare partito nazionale. Decisive le elezioni europee del 26 maggio e i futuri equilibri in Europa

La trasformazione della Lega in partito sovranista è un processo lento e che andrà avanti step by step. Il consiglio federale che si è riunito oggi a Milano in Via Bellerio ha smentito gli annunci del "poco informato" (scherzano alcuni parlamentari leghisti) Roberto Maroni, che aveva annunciato il commissariamento di tutte le strutture federali del partito. In realtà, il massimo organo del Carroccio ha approvato solo la nomina di due nuovi commissari. Si tratta dello storico collaboratore di Roberto Calderoli e responsabile organizzativo della Lega Lombarda, Maurizio Bosatra, alla guida dell'Alto Adige-Sud Tirolo (il commissario precedente è diventato assessore della Provincia Autonoma), e di Marialice Boldi, sorella della deputata leghista Rossana Boldi, commissaria della Valle D'Aosta. Due nomine quindi del tutto marginali e che certo non cambiano, almeno per ora, la struttura del partito.

Probabilmente l'ex segretario ed ex ministro dell'Interno e del Welfare "ha provato ad anticipare la svolta per cercare di fermare il cambiamento", spiega un deputato leghista. Cambiamento che appare comunque soltanto rimandato. Della dichiarazione di indipendenza della Padania del 15 settembre 1996 sul fiume Po ormai parla soltanto qualche nostalgico delle Valli Bergamasche. La parola Nord è sparita dal simbolo più di un anno fa, per le elezioni politiche del 4 marzo 2018, la scritta Padania è stata cancellata dalle mura di Via Bellerio da mesi e il colore verde è stato sostituito da quello blu dei sovranisti (lo stesso di Marine Le Pen in Francia e di Afd in Germania).

Ma forse in pochi sanno che l'articolo 1 dello statuto della Lega, approvato il 20 giugno 2015, è ancora legatissimo all'epoca di Umberto Bossi (neanche di Maroni) ed è una sorta di macchia sul curriculum di un movimento che si sta imponendo come nazionale e non più nordista. Salvini stesso in conferenza stampa ha detto che la Lega è il primo partito italiano con i sondaggi che la danno tra il 32 e il 35% alle Europee, dopo l'ottimo 27% in Abruzzo, il 21% (considerando il Partito Sardo d'Azione) in Sardegna e le previsioni di un boom anche nella sudista Basilicata (le Regionali sono fissate per domenica 24 marzo).

Come si fa quindi ad avere uno statuto che all'articolo 1 - Finalità - recita testuale: '“Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”  (di  seguito  indicato  come  “Lega  Nord”,  “Lega  Nord – Padania”  o  “Movimento”),  è  un  movimento  politico  confederale  costituito  in  forma  di  associazione  non riconosciuta  che  ha  per  finalità  il  conseguimento  dell’indipendenza  della  Padania  attraverso  metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana'. Non solo, l'articolo 2 dello statuto del partito di Salvini è il seguente: 'Struttura organizzativa della Lega Nord - Lega Nord è una confederazione composta dalle seguenti Nazioni costituite a livello regionale in forma di associazioni non riconosciute: 1. Alto Adige - Südtirol; 2. Emilia; 3. Friuli – Venezia Giulia; 4. Liguria; 5. Lombardia; 6. Marche; 7. Piemonte; 8. Romagna; 9. Toscana; 10. Trentino;  11. Umbria;12. Valle d’Aosta - Vallée d’Aoste; 13. Veneto'.

In pratica, secondo lo statuto della Lega di oggi, 11 marzo 2019, l'Italia (o meglio, la Padania) finisce come diceva il Senatùr vent'anni fa in Umbria, Marche e Toscana. Tanto per fare un esempio l'onnipresente Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro di Latina (Lazio) e padre di quota 100, formalmente non farebbe parte della Lega Nord (statuto alla mano). E come lui molti altri deputati, senatori e consiglieri regionali e comunali. E' ovvio che si tratta di un'anomalia da sanare ma i tempi non sono quelli indicati da Maroni.

Probabilmente solo dopo le Europee del 26 maggio ci sarà il commissariamento di tutte le segreterie regionali, passaggio tecnico-statutario fondamentale per poi arrivare al congresso della svolta finale, ma Salvini e Giorgetti - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - non hanno alcuna fretta. "Un partito al 35%, soprattutto in zone dove siamo nuovi come al Centro-Sud, deve andarci molto piano nella scelta della classe dirigente e quindi massima cautela. Meglio qualche mese in più ma facendo le cose fatte bene", spiega un big del Carroccio. E infatti le cronache - dalla Puglia alla Campania passando per la Sicilia - sono piene di beghe locali e di liti all'interno della Lega al Sud. Segno che la strategia step by step probabilmente è quella più intelligente.

I tempi non sono ancora certi e molto dipenderà anche dall'esito delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Ue. Salvini in conferenza stampa a Milano ha usato parole forti e importanti: "Abbiamo tutta la responsabilità di essere la prima forza politica di questo Paese e dopo il 26 maggio la forza politica italiana di riferimento a livello continentale"; e vuole quindi attendere e capire se la Lega sarà in maggioranza anche a Bruxelles e a Strasburgo, magari con il ventilato accordo sovranisti-popolari-conservatori. Il voto di fine primavera è così cruciale che "a Roma, nella prima metà di aprile - come ha annunciato il ministro dell'Interno -, faremo un primo evento con gli alleati europei per presentare le nostre proposte per una Europa che cambia e che sogna".

Se le cose andassero bene nelle urne, con un cambio di rotta radicale dell'Unione europea, già in autunno, tra ottobre e novembre, potrebbe tenersi il congresso della svolta, magari simbolicamente a Roma e non a Milano. Un'assise nella quale Salvini modificherebbe lo statuto eliminando qualsiasi riferimento all'indipendenza della Padania con la trasformazione del nome da Lega Nord (anche se non si usa formalmente la parola Nord c'è ancora) o semplicemente in Lega o in Lega per Salvini premier. Se invece a livello europeo il Carroccio restasse opposizione, il tutto verrebbe rimandato alla primavera del 2020.

Al fianco della Lega, almeno per le elezioni regionali, ci saranno poi le liste dei Governatori, da quella di Fedriga in Friuli a quella di Fontana in Lombardia passando per quella di Zaia in Veneto. Ma per le consultazioni politiche ed europee la Lega sarà una da Bolzano a Trapani. Manca ancora qualche tassello per la definitiva de-bossizzazione e de-maronizzazione della Lega. Uno scoglio più che un tassello, visto che si tratta dello statuto, ma - come hanno ben spiegato Salvini e Giorgetti - step by step.