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Lega, si apre il caso Giorgetti. Non va in Europa? A decidere è Salvini...

Lega, ecco che cosa accade ai massimi vertici dopo il no di Giorgetti al ruolo di commissario europeo. Dietro le quinte

Giancarlo Giorgetti è stato categorico. "Io commissario europeo? Lo escludo". E quindi? Che cosa succede adesso? Matteo Salvini ha ribadito il proprio desiderio: che il prossimo componente italiano dell'esecutivo Ue sia un leghista. E qualche giorno fa lo stesso leader del Carroccio si era speso con parole inequivocabili: "Mi piacerebbe Giorgetti commissario europeo". Fonti qualificate di Via Bellerio, molto vicine al ministro dell'Interno nonchè vicepremier, spiegano ad Affaritaliani.it, come nella Lega non ci sia dibattito: decide Salvini. Punto.

Per il Carroccio l'ipotesi di avere un uomo nella prossima Commissione europea, soprattutto con un portafoglio economico di peso, è un'occasione storica. Un'occasione da non perdere per portare avanti anche a Bruxelles la battaglia per il cambiamento, in particolare sui tanto contestati parametri e vincoli che puntualmente legano le mani al nostro Paese. Gli esponenti salviniani di primissimo piano spiegano che la Lega non ha un altro nome per l'esecutivo comunitario e l'unica candidatura in campo è quella di Giorgetti, che, tra l'altro, avrebbe anche l'ok del presidente della Repubblica Sergio Mattarella oltre che del da Luigi Di Maio e dal Movimento 5 stelle tutto.

Il tema è delicatissimo perché Giorgetti è in qualche modo la storia della Lega avendo attraversato tutte le stagioni del partito fin dai primi anni novanta con Umberto Bossi. E poi, dalla sua poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio a Palazzo Chigi, segue quasi tutti i dossier caldi e svolge spesso un ruolo di cerniera portando avanti le istanze del Carroccio su diversi provvedimenti. Il suo ruolo negli ultimi mesi è diventato spesso ingombrante, basti pensare alle polemiche con il premier Giuseppe Conte definito "di parte" e alle battute considerate come una bocciatura sui miniBot ideati da Claudio Borghi.

Non a caso, infatti, spesso il M5S ha attribuito a GG le frizioni nel governo con l'impressione che con Salvini a volte ci siano state divergenze di vedute. Ora però si tratta di decidere il da fare per una poltrona che la Lega e il suo segretario reputano importantissima, molto più di un ministero. E le fonti di Via Bellerio non lasciano spazio a interpretazioni: non possiamo permetterci l'anarchia, altrimenti passa il concetto che nel partito ognuno può fare quello che vuole. Se Salvini dice che Giorgetti deve andare a Bruxelles, lui deve obbedire. Non esiste trattativa.

Allora perché il diretto interessato è stato così netto e tranchant? Secondo alcune interpretazioni GG punta ad alzare la posta per ottenere un portafoglio economico che sia davvero rilevante. Ma altre fonti leghiste parlano di un possibile forte scontro tra il segretario leghista e il suo principale vice. Da un lato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che rappresenta e garantisce la base nordista che rimpiange il vecchio Centrodestra legato ad Arcore e che non ha mai digerito l'alleanza di governo con i 5 Stelle (alla luce soprattutto dei continui rinvii sull'autonomia regionale a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna).

Dall'altro c'è lui, quel Matteo Salvini che in pochi anni ha trasformato la Lega da “partitino” irrilevante e quasi scomparso del 3% a forza di governo e primo partito con più del 34% alle ultime Europee. Ora il Capitano dovrà decidere se è davvero capitano al 100%: o impone a Giorgetti di andare a Bruxelles, nonostante il suo fermo diniego e rischiando malumori tra i giorgettiani con tensioni ai massimi vertici di Via Bellerio, o accetta che nella Lega la parola del segretario vale quasi per tutti. Aprendo così la strada ad altre polemiche forse ancora più forti. Il tempo stringe e i colonnelli leghisti aspettano con ansia che i nodi vengano al pettine.