Politica

Proporzionale con premio e preferenze. Non è affatto male l'idea di Letta....

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Caro Salvini, perché no?

In sostanza il Rosatellum offre un quadro politico e parlamentare a seconda del risultato collegio per collegio (plurinominali collegati agli uninominali), mentre un proporzionale con premio di maggioranza segue in teoria il computo complessivo dei voti su scala nazionale. Allora perché rischiare ancora col Rosatellum? A Salvini non devono interessare le castagne sul fuoco di Letta, deve pensare di garantire al centrodestra la possibilità concreta di poter governare il Paese per i prossimi cinque anni. La proposta del segretario Dem è buona e crediamo debba essere accolta. A due condizioni, però.

La prima è che l’elettore possa esprimere le preferenze (via i listini bloccati o i capilista indicati dai partiti!), cosicché si possa contrastare il fenomeno dell’astensionismo dando all’elettore la facoltà di scegliere direttamente i candidati da eleggere in Parlamento (come peraltro la Costituzione prevede); la seconda è quella di prevedere, sì, un premio di maggioranza alla lista o coalizione di liste che garantisca a chi ottiene almeno il 40% dei voti di aggiudicarsi il premio, ma senza tuttavia inquinare il principio di rappresentatività, dunque il premio deve essere ragionevole, cioè strettamente necessario a garantire la maggioranza assoluta dei seggi in entrambi i rami del Parlamento, non oltre (si potrebbe pensare ad esempio ad un premio che assegni il 52-53% dei seggi, non di più).

Dopo le due sentenze della Corte costituzionale, la num. 1/2014 che smembrò il Porcellum e la n. 35/2017 che smembrò l’Italicum, i criteri da rispettare in materia di legge elettorale sono in sostanza tre: garantire all’elettore di scegliere direttamente i candidati da eleggere in Parlamento (vanno bene anche i capilista bloccati, purché siano indicati sulla scheda elettorale e comunque sia data all’elettore la facoltà di esprimere almeno una preferenza); il premio di maggioranza può essere previsto solo se è prevista una soglia minima di voti oltre la quale scatti il premio; il premio di maggioranza deve essere tale da non alterare in modo irragionevole la composizione delle Camere (sul punto, anche la prima sezione civile della Corte di cassazione, sentenza n. 8878/2014).

La Corte costituzionale sottolineò altresì che sono conformi alla Costituzione anche i collegi plurinominali coi listini bloccati (per via della centralità che la Costituzione riconosce ai partiti), purché i listini siano brevi e coi nomi dei candidati indicati sulla scheda elettorale. Su quest’ultimo punto crediamo tuttavia che, data l’ampia disaffezione mostrata dagli italiani alle ultime elezioni amministrative (record di astensionismo), in questo determinato periodo storico occorra tornare alle preferenze per fare in modo che gli elettori si sentano concretamente partecipi del processo democratico.

Tecnicamente la proposta di Letta andrebbe nel suo complesso in questa direzione, vale a dire introdurre una legge elettorale similare a quella in vigore per l’elezione dei consigli regionali, con le preferenze ma senza ovviamente i candidati presidenti (cioè in pratica senza i collegi uninominali), con un premio di maggioranza alla lista o coalizione di liste vincente che superi però la soglia del 40% dei voti. Una proposta, parliamoci chiaro, che garantirebbe governabilità e, con le preferenze, anche rappresentatività, nel rispetto delle due pronunce della Consulta. Caro Salvini, perché no?