Politica

Lista "putiniani", Alternativa: "Il Copasir? Prono alla linea di maggioranza"

di Paola Alagia

Intervista di Affari al deputato Pino Cabras: "Sarebbe opportuno valutare un cambio in corsa della presidenza, a garanzia delle minoranze"

Lista “putiniani”, Pino Cabras (Alternativa): “Aspettiamo di vedere i contenuti del documento che sarà declassificato e poi decideremo come muoverci. È imporrante chiarire il meccanismo della pubblicazione sul Corsera per evitare che si affermi una prassi per cui dei dossier allusivi vengano utilizzati a mezzo stampa per denigrare l’opposizione”

Non si spegne il polverone sulla lista dei "putiniani" d’Italia pubblicata domenica dal Corsera. Al punto che oggi è sceso in campo lo stesso Franco Gabrielli, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, annunciando la sua richiesta al Dis di declassificare il bollettino sulla disinformazione “che avrebbe ispirato il noto articolo” del giornale di via Solferino. Non solo, ma Gabrielli oggi stesso risponderà alle domande dei giornalisti.

Basterà ad arrestare le polemiche? Le questioni da chiarire sono molte, come spiega ad Affaritaliani.it, il deputato di Alternativa (Gruppo misto) e vicepresidente della commissione Affari esteri, Pino Cabras. “Aspettiamo di vedere i contenuti del documento declassificato e poi decideremo come muoverci”, dice subito al nostro giornale. Una cosa è certa: questa vicenda, ma più in generale la questione della guerra russo-ucraina, riapre anche un caso Copasir: “Chiediamo che all’interno dell’organismo ci sia a una piena rappresentanza della minoranza. E sul conflitto l’unica opposizione reale siamo noi. Un cambio in corsa della presidenza sarebbe quindi opportuno, oltre che un elemento di equilibrio e garanzia. In generale, poi, alla prima occasione utile in Parlamento, chiameremo il premier Draghi a discutere di un tema sul quale non si è più misurato: l’equilibrio nelle decisioni in modo da rappresentare le reali posizioni del Paese.”.

 

Cabras, partiamo dall’annuncio di Gabrielli che risponderà anche alla stampa. E’ sufficiente per voi?
Aspettiamo di vedere i contenuti del documento. E’ importante capire la natura di queste indagini, se portate avanti su persone specifiche e su determinati comportamenti. Ma soprattutto in che modo tale ‘informativa’ sia finita in mano a un giornale. Anche perché in passato abbiamo visto dossieraggi che venivano manipolati, facendo trapelare solo pezzi di informazioni.  In generale, però, una cosa posso dirla.

Quale?
Il metodo adottato dal Corriere è una vergogna, un unicum nel mondo occidentale perché si tratta di una sorta di dossieraggio vecchio stile che mette alla gogna persone che manifestano liberamente le proprie opinioni.  

Gabrielli sottolinea che non c’è stato nessun coinvolgimento dell’intelligence.
È imporrante chiarire qual è stato il meccanismo di questa pubblicazione per evitare che si affermi una prassi per cui dei dossier allusivi vengano utilizzati a mezzo stampa per denigrare l’opposizione.

L’auspicio dell’Autorità Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica è che cessi “ogni infamante sospetto sull'attività dell'Intelligence nazionale”. Sono davvero “infamanti” questi sospetti, secondo lei, o è giusto interrogarsi?
Di fronte a una riedizione di stagioni che pensavamo passate decenni fa diventa importante chiarire. È legittimo, anzi, volere un chiarimento rapido. Dopodiché, bisogna vedere con chi ce l’abbia Gabrielli perché di certo i cronisti affermano che le informazioni provengono dai Servizi. Ecco, diciamo che sciogliere questo nodo sarà l’elemento discriminante per il marchio d’infamia.

Quanto l’intera vicenda della lista dei putiniani è riconducibile al nodo delle armi all’Ucraina, che vede gran parte dell’opinione pubblica contraria alla linea del Governo?
E’ un dato di fatto che ci sia una contrarietà molto netta sul tema nel Paese. Una contrarietà che sta facendo disperare tutti gli interventisti e i propagandisti della guerra, ma anche i partiti che si sono schierati nel voto e che ora si trovano di fronte elettori furibondi. La loro è una posizione scomoda, una sorta di equilibrismo tra la ragione di governo e la ragione politica di cittadini che non vogliono un coinvolgimento militare.

Veniamo al Copasir: come ne esce?
Il Copasir dovrebbe occuparsi solo di vigilanza sui servizi d’intelligence. Punto. Non è la commissione delle attività antiamericane del senatore McCarthy, non è l’Agcom, non è il censore autorizzato per valutare le opinioni di liberi pensatori o di opinionisti e giornalisti. Dovrebbe limitarsi a fare il proprio mestiere. La verità è che c’è una tendenza generale di certi esponenti del Parlamento a voler individuare mani straniere nelle libere opinioni in Italia.

Si riferisce a qualcosa in particolare?
Un anno fa in commissione Esteri era stata istituita un’indagine conoscitiva sulle influenze straniere nella politica italiana. Io avevo invitato lo studioso Giovanni Fasanella, esperto di archivi britannici. Peccato che, dopo la sua audizione, l’indagine si arrestò improvvisamente. Come mai? Se si vogliono analizzare le possibili influenze straniere si analizzano a 360 gradi e non in una sola direzione. La verità è che di fatto alcuni partiti hanno deciso di trasferire funzioni improprie a un organismo come il Copasir, che invece, dovrebbero occuparsi d’altro.

Copasir sul banco degli imputati, insomma.
Con il Copasir oggi si pone un problema serio. Vorrei ricordare che questo organismo è presieduto da un rappresentante dell’opposizione. Tuttavia, nell’attuale situazione c’è una maggioranza favorevole alla guerra che va da Leu a FdI. E quindi a non essere rappresentata è l’opposizione reale e cioè proprio il mio partito. L’opacità di questa struttura soffre del fatto che non c’è più equilibrio tra maggioranza e minoranza. Mentre sarebbe giusto che ci fosse il controllo di chi si oppone al Governo su atti tanto delicati.

Come se ne esce?
Noi chiediamo che il Copasir sia adeguato alla piena rappresentanza dell’opposizione. Sarebbe quindi opportuno valutare anche un cambio in corsa della presidenza a garanzia delle minoranze.

 

 

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