M5s Movimento 5 Selfie: scarsi contenuti ma tante foto autocelebrative
Dopo Raggi con vista incendio, continua il tour siciliano delle pentastar. La fabbrica del consenso grillina è un eterno, strategico, set fotografico
La foto di Virginia Raggi con l'incendio sullo sfondo in stile "Atlanta sta bruciando" e lo sguardo assorto di una Rossella O'Hara der Colosseo è diventata virale, attirandosi perlopiù critiche e sfottò. Gli stessi elettori della sindaca grillina hanno storto il naso invitandola a occuparsi di contenuti e lasciar stare i selfie autocelebrativi. Dimenticando che il selfie autocelebrativo è la miglior strategia delle pentastar per assicurarsi un posto al sole e in ogni caso per mantenere il consenso e la propria visibilità politica. In un mondo in cui, grazie a qualche fotografia strategica, si può diventare autentici fenomeni da milioni di dollari su Instagram, la premiata ditta Casaleggio & Associati ha saputo magistralmente cavalcare l'onda del narcisismo da tastiera. Trasformandolo in un redditizio veicolo per conquistare le istituzioni.
Il tanto chiacchierato scatto della Raggi con vista incendio, pur denigrato, è comunque divenuto virale contribuendo ad accrescere la visibilità della prima cittadina romana e, per la proprietà transitiva, del movimento cinque stelle. Le foto sorridenti stile "gita scolastica" di Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Giancarlo Cancelleri candidato alla presidenza della Regione Siciliana, valgono molti più consensi di qualunque dichiarazione d'intenti. Inutile scomodare Roland Barthes che, sul potere straordinario della fotografia, scrisse analisi mirabili. Barthes non poteva sospettare che, nel futuro, una fotografia pubblicata su Internet potesse raggiungere milioni di persone subitaneamente, con il semplice tocco di un tasto. L'istantanea è, paradossalmente, divenuta istantanea a tutti gli effetti.
I portavoce grillini più telegenicamente gettonati, sorta di figurine dei Pokemon utili ad attirare target diversi tra loro ben definiti, utilizzano con perizia il selfie come strumento di creazione del consenso. E non conta neppure la potenza dello scatto o la sua suggestività; conta solo la condivisione. Nelle giornate torride e infuocate in cui si consumava il dibattito serrato sulle ONG, non si parlava che del selfie della Raggi nel tramonto reso incandescente da un incendio. La Raggi potrà anche avere le ore contate, Giancarlo Cancelleri potrà non vincere le elezioni regionali, Luigi Di Maio potrà non diventare mai premier e Alessandro Di Battista potrà ritirarsi per diventare una star televisiva dei realiy show. Ma il fine è un altro. Il fine è vendere il "brand" del m5s. I testimonial possono cambiare ma il prodotto resta. E i selfie autocelebrativi e promozionali, per quanto assurdi, per quanto ridicoli, per quanto inopportuni, sono la miglior pubblicità per un Movimento, le cui mire e i cui scopi sono ancora una fotografia in fase di sviluppo. In una camera oscura.