Politica

M5S, ultima chiamata a marzo. Senza rilancio diventerà una costola del Pd

Che cosa accade nei pentastellati dopo la batosta alle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria

L'Italia è tornata ad essere bipolare. Il terzo polo del Movimento 5 Stelle si è letteralmente liquefatto. E' uno dei dati incontrovertibili che emerge dalle elezioni regionali di ieri. Se la Lega e il Centrodestra tengono al Nord e il Pd si riprende il Centro, il Sud non è più dei grillini. A far scalpore non è tanto il 4,7% della lista del Movimento 5 Stelle in Emilia Romagna, quanto il tonfo in Calabria. Poco meno di due anni fa i 5 Stelle sfioravano il 44% e vincevano in tutti i collegi uninominali per la Camera e il Senato, oggi sono ridotti a poco più del 6%.

E adesso? Vito Crimi, reggente dopo le dimissioni da capo politico di Luigi Di Maio, ha chiesto unità cercando di rilanciare le sfide del Movimento. Ma è chiaro che la situazione, dopo la fuga e la cacciata di molti parlamentari, è pesante. A questo punto gli stati generali di metà marzo sono una sorta di ultima chiamata per il movimento fondato dieci anni fa da Beppe Grillo. O l'ex comico genovese riuscirà a tirar fuori un altro coniglio dal cilindro o il declino sembra segnato. Anche perché non è ancora chiaro se ci sarà un altro capo politico, magari con un improbabile ritorno di Di Maio, oppure una non meglio chiara gestione collegiale. Che cosa farà Alessandro Di Battista? Che ruolo avrà Davide Casaleggio? Quale rapporto tra il Movimento e la piattaforma Rousseau? Tanti interrogativi, nessuna risposta.

In assenza di un rilancio difficile, anche perché essere forza di governo impedisce di urlare gli storici 'vaffa' in piazza ed è molto più difficile che stare all'opposizione, il destino del M5S sembra quello di diventare un partitino che lotterà per raggiungere la soglia del 5% prevista con la riforma proporzionale della legge elettorale e che, di fatto, sarà una sorta di Liberi e Uguali. Una costola del Partito Democratico.

Chi è d'accordo con la svolta a sinistra imposta da Grillo resterà, chi preferisce la Lega (o Fratelli d'Italia) se ne andrà a destra (alcuni lo hanno già fatto), altri potrebbero unirsi al senatore Gianluigi Paragone e cercare di rifondare un nuovo movimento che prenda spunto dai temi originari dei 5 Stelle. Fatto sta che in Italia si è chiusa un'epoca, quella del tripolarismo. Il Mezzogiorno era rimasto l'ultimo baluardo del Movimento 5 Stelle. Restare fuori dal Consiglio regionale della Calabria e avere una percentuale ben al di sotto della doppia cifra sono la prova che le stelle del M5S si sono quasi spente del tutto. Ultima chance a marzo, per provare a riaccenderle, altrimenti si va verso la trasformazione in costola del Pd.