Politica

Mario Sechi, l'uomo che dà e toglie la parola. Male la prima a Cutro

di Gabriele Penna

A Cutro flop del capo ufficio stampa di Giorgia Meloni che va anche sopra la voce della premier

Si chiama Sechi come Lamberto, quello che ha fatto la storia del giornalismo italiano. Direttore di Panorama tra gli Anni ’60 e ’70 che trasformò un settimanale italiano in un grande tabloid dal taglio innovativo. Mario, invece, è stato ex direttore dell’Unione Sarda e del Tempo. È considerato un fiero liberale.

Il Foglio racconta che colleziona i libri di George Steiner (scrittore francese che nei suoi saggi affronta il problema del ruolo dell'intellettuale in Occidente) e le bretelle come Winston Churchill. Ama i cocktail “ma mai prima delle 18”. Ha visitato il Pentagono e la Nasa. In molti si chiedono come abbia potuto lasciare la direzione dell’Agi (agenzia stampa dell’Eni) per il lavoro duro da portavoce della premier. “Guadagnerò di meno”, ma “quando la Patria chiama le persone serie rispondono”, dice.

Nella maggioranza avanzano anche l’ipotesi di una candidatura alle prossime elezioni politiche. Sechi per Meloni è fondamentale per rinsaldare il rapporto con i conservatori americani che potrebbero prendere la Casa Bianca nel 2024. “Ha un rapporto privilegiato con i conservatori americani, con i think tank”, spifferano da FdI. Ma le origini non sono borghesi. I contatti se li è costruiti nel tempo. Sechi è figlio di un elettrotecnico e di una casalinga.

Vittorio Feltri, il suo “scopritore”, lo notò all’Indipendente. Le voci che girano raccontano di un giovane che dormiva in treno perché povero e senza alloggio. Lui ha fatto sapere che era vero, ma perché faceva avanti e indietro tra Milano e Piacenza (dove gli affitti costavano meno). Oggi è un uomo potente. Che comanda. Che dà e toglie la parola.