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Meloni-Calenda, la "coppia" che mette fine al campo largo. E la tenuta del Centrodestra dipende dalla Lega

Che cosa c'è dietro l'invito di Carlo Calenda a Giorgia Meloni al congresso di Azione. Il commento

di Alberto Maggi

Meloni-Calenda, la "coppia" che mette fine al campo largo 

L'invito di Carlo Calenda a Giorgia Meloni al congresso di Azione e la vicinanza su alcuni temi, come in parte la politica estera e sicuramente la riforma della giustizia, insieme al durissimo affondo contro il Movimento 5 Stelle dello stesso Calenda, segnano e certificano definitivamente la fine del progetto del cosiddetto campo largo che tanto piace alla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. Proprio Schlein che stando al sondaggio di Lab21 per Affaritaliani.it viene bocciata come leader Dem da quasi due elettori su tre del suo partito che vorrebbero come segretario Paolo Gentiloni, ex commissario europeo e strettamente legato a Ursula von der Leyen.

Il quadro politico al momento appare ingessato e la presidente del Consiglio è abile a trovare sempre la sintesi, la quadra bossiana, tra i due vicepremier lontanissimi su riarmo Ue, Ucraina e rapporto con Donald Trump (ma anche su alcuni dossier interni come Fisco e Autonomia regionale differenziata). Le prossime elezioni politiche saranno tra due anni e mezzo e quindi di acqua sotto i ponti ne passerà parecchia, ma al momento un punto fermo è chiaro: non ci sarà alcun Centrosinistra largo modello Umbria per le elezioni per il rinnovo del Parlamento. Anzi, il continuo inseguire il M5S da parte di Schlein indebolisce le opposizioni che insieme non possono andare oltre il 35% massimo e rafforzano il governo.

Ma le contrapposizioni interne al Centrodestra in qualche modo peseranno nei prossimi mesi e anni e il dialogo tra Calenda e Meloni potrebbe celare qualche sorpresa nel medio-lungo periodo. Al momento il campo largo è finito al campo santo e la maggioranza tiene, poi si vedrà che cosa accadrà nella Lega. Che Matteo Salvini resterà segretario al congresso di Firenze del 5-6 aprile non ci sono dubbi, ma se a prevalere saranno le tesi europeiste, anche se critiche di esponenti come il ministro Giancarlo Giorgetti o il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, il Centrodestra non avrà problemi. Però se dovesse passare la linea del generale ed europarlamentare Roberto Vannacci, che considera questa Ue un disastro e da rifare completamente (strizzando l'occhio a Marco Rizzo), allora potrebbero aprirsi scenari differenti. Presto per dirlo, ma intanto il canale Meloni-Calenda si è aperto e ha già prodotto scossoni politici.

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