Politica
Giorgia Meloni leader piace anche a sinistra?
di Vincenzo Caccioppoli
Quasi tutti i sondaggi indicano ormai come primo partito italiano FdI
La guerra in Ucraina poi poteva essere un passaggio assai scivoloso per molti motivi soprattutto per i partiti del centrodestra, sia per una quasi naturale vicinanza con la leadership di Vladimir Putin, sia per la necessità di dover mostrarsi convintamente al fianco di un Europa più volte criticata, a cominciare dallo spinosissimo tema delle sanzioni contro la Russia, che rischiano di essere un boomerang per molte aziende italiane. Giorgia Meloni non ha tentennato un solo secondo, al contrario dei suoi alleati al governo, Salvini e Berlusconi, nel condannare l’aggressione russa e mostrarsi convintamente al fianco della colazione atlantica e della aggredita Ucraina, ma senza mai dare l’idea di stravolgere la propria linea politica, come invece sta rischiando di fare il Pd di Enrico Letta.
Qualcuno pensa a torto che tutto questo sia stato fatto, come in occasione della scelta di stare all’opposizione, anche e soprattutto molto abilmente per puro calcolo di convenienza elettorale. Ma le sue scelte alla fine si sono invece sempre frutto di coerenza, sapienza e abilità politica che denotano il raggiungimento di una maturità ed un’autorevolezza, che la pongono come uno dei più accreditati aspiranti alla poltrona di Palazzo Chigi.
In tempi non sospetti la bibbia della sinistra europea il giornale francese Le Monde, a febbraio del 2020 l’ha definita dotata "di un tasso di simpatia record, è l'oggetto da mesi di un interesse crescente in Italia e all'estero. Riesce a far esistere il suo partito all'estrema destra malgrado la Lega". La sua lucidità e arguzia hanno permesso di superare anche gli attacchi piovuti a man bassa non solo da sinistra, durante la sua inarrestabile ascesa che hanno portato il suo partito dal 4% al 21%. Anche quando con la sconfitta di Trump, molti erano convinti che partiti come il suo da tempo considerati vicini al populismo e al sovranismo si sarebbero sgonfiati, lei era rimasta ancorata alle sue idee e ha proseguito sulla sua strada, senza subire il contraccolpo, al contrario di chi magari durante la campagna per le presidenziali girava con il cappellino di Trump.
La medesima maturità mostrata dopo il primo turno delle presidenziali francesi, con la buonissima affermazione della Le Pen. Niente endorsment né commenti di parte, ma una attenta analisi della situazione e una critica serena dei tanti errori della politica di Macron. La vera sfida forse adesso sarà quella di dover evitare il “fuoco amico” degli alleati di destra, come accaduto ad un'altra donna forte ed emergente della politica europea, la presidente della regione autonoma di Madrid. Isabella Ayuso, messa in discussione dal suo stesso segretario di partito Pablo Casado.
Ma in Spagna a rimetterci le penne alla fine è stato proprio quest’ultimo, come in Italia adesso sembra stia accadendo a quel Matteo Salvini, che da sempre viene accreditato come il più serio rivale per la leadership del centrodestra. Il percorso sarà irto di ostacoli e pieno di trabocchetti, non ultimo quello della legge elettorale, ma Meloni ormai sembra avere assunto anticorpi in quantità e per questo la strada verso Palazzo Chigi rimane un obiettivo sempre più concreto, per realizzare l’ennesimo dei tanti primati che hanno contraddistinto la sua fin qui lunga ed assai brillante carriera politica