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Politica
Migranti, il primo Conte era "fascio". Imbarazzanti uscite dell'ex premier

Il seguito è noto. Il Papeete segna la fine di Salvini e del governo giallo – verde ma non di Conte che si salva diventando di nuovo Primo Ministro del nuovo governo giallo – rosso che condurrà fino all’arrivo di Mario Draghi. Nel frattempo ha fatto fuori nell’ordine Salvini, Di Maio, Grillo e poi anche Casaleggio jr.

In questa fase Conte – vero Zelig della politica - fa di nuovo il “compagno”, riscopre il suo amore per gli ultimi e per i poveri del mondo, si commuove il 25 aprile, fa saltelli di gioia nei centri sociali, ci manca sol oche si faccia una canna di Maria e il quadro sarebbe completo. L’unico che gli resiste -o almeno prova- è Matteo Renzi che pur di toglierselo dagli zebedei fa autodafé e butta giù il governo di cui fa anche lui parte.

Nel periodo giallo-verde, cioè quello di destra sovranista, tenta pure di intortare il presidente Usa Donald Trump ma lo scaltro Tycoon americano deve aver visto il film di Totò in cui cerca di vendere la fontana di Trevi ad un suo connazionale e non ci casca (al contrario del gonzo Pallotta, ma quella è un’altar storia), trovando pure il tempo di percularlo affibbiandogli il suggestivo epiteto di “Giuseppi”, con cui poi sarà universalmente ricordato.

Conte però non si ferma e riesce a fare fuori pure Mario Draghi, dopo aver sfilato il partito all’ingenuo Grillo e così apre la strada a Giorgia Meloni.

Prima però aveva cercato di realizzare il famoso “campo largo” con l’allora segretario del Pd Nicola Zingaretti che nella ardita azione c’aveva rimesso le penne perdendo la cadrega del Nazareno. Il resto è cronaca. Caduto il governo Draghi, Conte dall’opposizione ha ricominciato a fare il populista attaccando il Pd e facendogli perdere le elezioni politiche prima e le regionali nel Lazio e nella Lombardia poi.

Ora, dopo la vittoria della Schlein, è tornato a fare il compagno e la sua pochette si è ridipinta di rosso, dopo essere stata nell’ordine rossa, bianca, verde, gialla, rossa e ancora gialla. Ieri la manifestazione a Firenze contro l’aggressione “fascista” alla scuola e le dichiarazioni imbarazzanti pro migranti dopo aver fatto parte del governo giallo – verde anti – migranti. È vero che l’Italia è il Paese di Agostino Depretis, l’inventore del trasformismo, ma c’è un limite a tutto a quello che un popolo si può bere impunemente.

Il re è nudo, Conte è solo un trasformista molto abile, un Houdini della politica, ma è ora che gli italiani lo rimandino a casa, insieme alla variopinta corte del comico genovese che ha rovinato l’Italia.

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conte migranti





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