Politica

Napolitano, Monti: "Mi telefonò a Berlino". Occhetto: "Il suo unico errore"

L'ex premier tecnico: "Non mi sarei mai sottratto". L'ultimo leader comunista: "Scegliendo lui ha fatto nascere la grande crisi della sinistra"

Napolitano, Monti: "Mi telefonò quand'ero a Berlino, non mi sarei mai sottratto"

"Uomo esigente con sé stesso e con gli altri". Mario Monti ricorda così Giorgio Napolitano, l'ex Capo dello Stato scomparso ieri che lo nominò senatore a vita prima di affidargli l'incarico di formare un governo tecnico. La chiamata dal Colle, dice al Corriere della Sera, "non mi sorprese, anche se mi vedevo caricato di un incarico estremamente problematico, dopo mesi di speculazioni giornalistiche. Non pensai neanche per attimo di sottrarmi, come mi era successo altre volte. Persino mia moglie, sempre estremamente riluttante ai miei impregni vicini alla politica, quella volta mi consigliò subito di rispondere al presidente Napolitano con un sì convinto".

Napolitano, Occhetto: "Monti il suo grande errore"

Il presidente Giorgio Napolitano è stato un politico "di prim'ordine. Uno dei più significativi esponenti della Prima Repubblica". "Se ne va un compagno di tante battaglie". Achille Occhetto lo dice a la Repubblica, ricordando la "sincera commozione" dell'ex capo dello Stato "quando immediatamente dopo la prima elezione lo chiamai per congratularmi. Malgrado le molteplici occasioni di disaccordo, i nostri rapporti sono sempre stati civili e spesso affettuosi".

"Mai le nostre divergenze sono sfociate in astio personale", chiarisce Occhetto e sottolinea "la funzione di convinto europeista ante litteram" di Napolitano. Le divergenze citate da Occhetto sono in particolare su Berlinguer: "Non condividevo le sue critiche alla questione morale sollevata da Berlinguer, che a mio avviso ebbe il merito di porre per primo un tema cruciale. Berlinguer non invocò la magistratura ma chiese l’autoriforma della politica".

Poi Occhetto evidenzia quello che a suo parere è stato l'errore di Napolitano: Monti. Occhetto parla di "dubbi quando come presidente della Repubblica, davanti alla bancarotta di Berlusconi, lavorò alla tela acuta e sottile del governo tecnico di Mario Monti, da cui però è nata la grande crisi della sinistra". Aggiunge: "Se si fosse votato subito dopo le dimissioni di Berlusconi ci sarebbe stato un successo della sinistra. Non so se sarebbe bastato a formare un governo, ma avrebbe rimesso in movimento la politica, l’unico humus nel quale la sinistra può vivere".