Politica
Nomine, perché Draghi ascolta Di Maio pigliatutto e non Conte. I nomi
Nomine, per Pd e Lega sono Franceschini e Giorgetti gli influenti a Palazzo Chigi
Nella delicatissima e riservatissima partita delle nomine delle società statali si conferma lo scenario delineato da Affaritaliani.it (clicca qui per leggere l'articolo): il presidente del Consiglio Giuseppe Draghi fa quasi tutto da solo e condivide le scelte principali unicamente con tre ministri politici, Dario Franceschini per il Partito Democratico, Luigi Di Maio per il Movimento 5 Stelle e Giancarlo Giorgetti per la Lega.
L'arrivo di Luigi Ferraris come nuovo amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, anticipato da Affaritaliani.it, ne è la prova. Così come l'ingresso nel consiglio di amministrazione di Stefano Cuzzilla, romano classe 1965, e presidente di Federmanager, che, non molto tempo fa, era stato accreditato proprio dal ministro degli Esteri con la sua partecipazione a un evento nella Capitale organizzato proprio da Federmanager. Ai più attenti osservatori non era sfuggito questo particolare, oggi l'ingresso nel cda di Fs. Per quanto riguarda Cassa Depositi e Prestiti, l'uscente Fabrizio Palermo (in quota M5S) - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - potrebbe presto ricoprire un ruolo chiave in un'altra azienda pubblica i cui vertici scadono a breve. Si parla, nulla di ufficiale ovviamente, di Invitalia al posto di Domenico Arcuri.
Non solo. In Cdp potrebbe anche esserci la riconferma di un consigliere che tempo fa fu indicato proprio dal titolare della Farnesina. Politicamente, spiegano fonti qualificate, il premier predilige Di Maio a Giuseppe Conte, leader in pectore del M5S, come interlocutore su temi delicati come le nomine, prima di tutto proprio perché l'ex presidente del Consiglio è ancora un leader in pectore e cioè di fatto non ha ufficialmente alcun ruolo nel Movimento, mentre il titolare della Farnesina - ragionano a Palazzo Chigi - visto anche il suo passato incarico di capo politico gode della stima e della fedeltà della maggioranza (almeno due terzi) dei gruppi parlamentari pentastellati. E comunque Di Maio ha saputo anche sempre tenere ottimi rapporti con Conte e quindi per draghi (e non solo per lui) non c'è alcuna contrapposizione.
C'è poi un'altra considerazione. Il capo del governo, come si è visto con il licenziamento del prefetto Gennaro Vecchione dai vertici del Dis, preferisce imprimere una certa discontinuità rispetto al suo predecessore e, quindi, ragionano fonti di maggioranza, è evidente che l'interlocutore M5S almeno in questa fase sia Di Maio e non Conte. Quanto al Pd, Franceschini rappresenta l'anima principale del partito di Enrico Letta, a differenza di Andrea Orlando (battitore libero nella galassia del Nazareno) e a Lorenzo Guerini, esponente della minoranza ex renziana di Base Riformista. Infine la Lega. Per il premier Matteo Salvini è poco affidabile, viste le sue continue uscite pubbliche, mentre Giorgetti - che ha appena chiuso il primo accordo con Bruxelles sull'Alitalia - rappresenta quella Lega di governo (e non certo di lotta) ascoltata anche al Quirinale.