Berlusconi propone Marchionne premier per il centrodestra
Signore e signori, allacciate le cinture. Silvio si rimette inmoto, scaldai motori, fa salire a bordo il signore delle macchine: «Per il centrodestra punto su Sergio Marchionne. Tra non molto gli scade il contratto negli Stati Uniti, ese ci pensate bene sarebbe l' ideale...».
La campagna elettorale è vicina e qualsiasi descrizione crepuscolare è assolutamente consegnata agli archivi dei tempi bui, scrive il direttore del Tempo Gian Marco Chiocci. Invitando a cena l' editore di questo giornale, il direttore Feltri di Libero e chi scrive (oltre ad Anna Mossuto direttore del Corriere dell' Umbria e a Massimo Pizzuti di Ciociaria e Latina Oggi) ha fatto il punto sul percorso di qui alle elezioni. E ha sparigliato, da par suo. Con Marchionne, quello del pullover pappa e ciccia con Renzi, ha tratteggiato il profilo del nuovo frontman. Un nome che sulla carta, e magari nelle urne, rischia anche di funzionare. Ma che di certo stamattina manderà di traverso la colazione a Salvini, alla Meloni, a trequarti di Forza Italia che stando ai ragionamenti di Silvio potrebbero non trovare posto sulla nuova macchina da guerra.
Il nome di Marchionne buttato lì, tra il risotto eil pesce, spiazza quanto incuriosisce. Gira e svolta Berlusconi. Azzarda una inversione a U ma poi fa intendere che se la mossa spericolata non dovesse riuscire, la conclusione sarebbe quella di sempre: non esiste carta coperta oltre a quella che ha il proprio volto. Silvio è in forma. Mangiapoco, chiacchiera tanto: «Come nel '94 sento di dovermi dedicare al Paese» ed elenca il nuovo «male» da evitare. Ventitré anni fa era lo sbarco a Palazzo Chigi degli eredi Pci che se l' erano apparecchiata bene l' ascesa al potere. Ora è l' incubo del Movimento 5 Stelle, e l' eventualità (oggi lontana, ma domani chissà) di un' alleanza con il Pd. Perché invece, lo dice esplicitamente, all' ipotesi di un accordo tra grillini e leghisti non ci vuole nemmeno pensare. «Sarebbe folle».
L' abbiamo sentito, Berlusconi, parlare a lungo del programma tant' è che le analogie con la Lega apparivano meno fratturate di quanto si possa immaginare eleggere. E di Salvini, su cui si aspettavano invettive a grappoli, ecco parole concilianti, di apertura e stima.