Palazzi & potere
L' ex Gran Maestro all'attacco (e in difesa) delle toghe
L' ex Gran Maestro all'attacco (e in difesa) delle toghe «Intoccabili ma devono avere i mezzi per lavorare»
Parti di "Una storia unica" (il libro del giornalista Mirko Crocoli edito da Acar Edizioni ndr) sono dedicati all' analisi che fa Licio Gelli sulla Magistratura. «La politica- dice - non ascolta. Fa orecchi da mercante. Troppe volte abbiamo assistito al vergognoso teatrino tra i PM e gli organi giudicanti (...) Spesso-continua Gelli-l' accusa rappresentata da un magi strato parla, va a cena, si diverte o perfino fa l' amore con il Giudice dello stesso processo. La controparte della difesa, in questo assurdo contesto, parte sicuramente svantaggiata».
Separazione delle carriere, una necessità «Se fosse per me e per il mio piano R (piano di rinascita democratica ndr) che non hanno voluto ascoltare - proponeva Gelli Magistrati e Giudici li obbligherei a farli lavorare in tutt' altri palazzi, senza mai incontrarsi per nessuna ragione né conoscersi».
Giustizia e politica, un rapporto perverso Nel libro, poi, compare anche un' analisi, scritta dal Venerabile tempo addietro, sul sistema giudiziario e i rapporti tra magistratura e politica. Una disamina che, a distanza di anni, risulta ancora attuale. «Le crisi di governo - osservava Gelli - avvengono al di fuori del Parlamento, che non riesce a legiferare ed è diventato un mercato d' affari, dove si fa tutto tranne quanto stabilito dalla Costituzione. Mancando il legislatore, ecco allora un altro potere, la Magistratura, prenderne il posto con arroganza, non limitandosi più ad applicare le leggi, ma sostituendosi ad esse».
Faziosità e protagonismo dei magistrati «I nostri magistrati, sempre fatte le debite eccezioni - argomentava Gelli - sono ammalati di protagonismo, guidano una giustizia non uguale per tutti, ma troppo spesso faziosa in chiave politica come in chiave amministrativa. E si prestano a blitz di parte, dietro ordini di fazioni politiche, arrestando cittadini innocenti che avranno giustizia dopo decenni, o imbastendo polveroni per demonizzare questo o quel personaggio, questa o quella istituzione e riuscendo quasi sempre nell' intento».
Gli errori della casta arrogante «Quanti sono -si chiedeva Gelli - gli uomini e gli enti rovinati dalla furia di certi magistrati e dal loro protagonismo? Gli italiani, rendendosi conto di questo potere assoluto affidato ad una casta intoccabile, avevano votato, con un referendum, a stragrande maggioranza la responsabilità civile del giudice in caso di errore grave. Ebbene, i cittadini sono stati raggirati ancora una volta e tra mille fumisterie è passata una legge che contraddice il senso del referendum e dà ai magistrati ancora più potere e ancora più immunità». Il Venerabile poi ragionava: «Se un chirurgo sbaglia un intervento, viene condannato a pagare anche duramente(...) Proprio noi dobbiamo mantenere una casta arrogante, senza controllo alcuno, che può modificare gli equilibri politici e sociali, provocare danni irrimediabili, senza doverne rispondere allo Stato e a tutti i cittadini? Csm da spazzare via Gelli definiva l' organo di autogoverno della magistratura «anch'esso totalmente lottizzato e politicizzato, con uomini indicati dai partiti e che dei partiti devono fare l' interesse. Un organo che andrebbe spazzato via (...)».
Una diagnosi spietata scrive il tempo, quella di Gelli, che però si premura di offrire anche la terapia.
La soluzione? Ai magistrati stipendi più alti «Per curare i mali della giustizia- spiegava -bisogna che i magistrati siano estranei alla politica e ai partiti. Se qualcuno di essi vuole militare in una fazione, prima deve andarsene dalla magistratura o esserne cacciato. I magistrati devono essere persone oneste e dignitose». Strumento indispensabile per raggiungere l' obiettivo, però, è che «lo Stato dia compensi giusti a uomini che debbono gestire tanta responsabilità, e copra tutte le disfunzioni di organizzazione, di strutture, di personale, in modo seriamente adeguato. Come pretendere imparzialità da certi magistrati frustrati e complessati, pagati malissimo, senza nemmeno una macchina da scrivere o un cancelliere e con davanti la tentazione della bustarella del singolo potente o addirittura la connivenza con organizzazioni criminali? Quella del magistrato è sì una missione- concludeva il Venerabile - ma deve essere sostenuta con forza da uno stato che, attualmente, spende meno per la Giustizia di quanto non spenda in bilancio per la Rai/Tv».