Palazzi & potere
La Sicilia è laboratorio della politica nazionale e allora Mattarella...
Ogni siciliano è convinto che la Sicilia sia il «laboratorio» della politica italiana, e Sergio Mattarella è siciliano. Dunque è con estrema attenzione e - dicono - con una certa preoccupazione che il presidente della Repubblica guarda alle prossime elezioni regionali, e alle risse che lacerano centrodestra e centrosinistra, che per ora non sono riusciti a mettersi d' accordo al proprio interno sui candidati governatori. Mentre il giulivo grillino Giancarlo Cancelleri, ben piazzato negli ultimi sondaggi, gira in lungo e in largo la Sicilia gridando alle piazze: «Le elezioni sono un referendum, tra noi e loro».
Se davvero il messaggio populista attecchisse nel fertile suolo siciliano, e i Cinque Stelle ne conquistassero il governo, molti vi leggerebbero un fosco presagio per le prossime Politiche, una spinta propulsiva che potrebbe lanciare Grillo e i suoi adepti verso Palazzo Chigi. Il presidente ovviamente non può dirlo, ma chi lo conosce lo descrive inquieto.
Se a novembre, scrive il Giornale, dovesse concretizzarsi la vittoria grillina, confida un dirigente Pd, «partirebbe anche dal Colle un pressing fortissimo per cambiare la legge elettorale». Come? Togliendo il residuo premio di maggioranza, che in base alle regole attuali va alla lista che raggiunge il 40%, onde evitare che il M5s possa vincere da solo se per assurdo lo raggiungesse.
Per tornare sostanzialmente a quel modello tedesco (proporzionale puro, sia pur con piccolo sbarramento) che il Colle aveva con discrezione benedetto quando Renzi lo propose.