Palazzi & potere

Marti (CoR): "No a una riforma confusa, sbagliata e fatta solo di slogan"

Roberto Marti, leccese, un passato da eccellente amministratore locale del capoluogo del Salento, silenzioso e leale “uomo macchina” di Conservatori e Riformisti, vicino a Raffaele Fitto, uomo di grande consenso e popolarità nella sua Lecce. Un tipo che non sgomita, non cerca i riflettori, ma che pesa ed è considerato da tutti, colleghi ed elettori. Ad Affari Italiani spiega le ragioni del suo No al referendum costituzionale del 4 dicembre e commenta i possibili scenari futuri del centrodestra.

Onorevole Marti, Conservatori e Riformisti dice no alla riforma costituzionale. Quali sono le ragioni della vostra scelta?

La ragione principale è che la riforma promette cambiamenti che poi, nei fatti, non realizza. Non supera il bicameralismo, ma lo rende più confuso e alimenta, invece di ridurre, il contenzioso tra Stato e regioni, tra Camera e nuovo Senato. Non semplifica il procedimento legislativo, come sostiene Renzi, perché da un’unica procedura legislativa si passa a circa 12 modi diversi di approvare le leggi, con un altissimo rischio di conflitti di potere tra le due Camere. Non rafforza il nostro tradizionale assetto federalista ma lo demolisce, perché il nuovo Senato, che in teoria dovrebbe rappresentare il luogo di tutela degli interessi delle autonomie locali, nella pratica non avrà il potere di pronunciarsi su gran parte delle materie che riguardano da vicino la vita di comuni e regioni. La riforma, poi, non diminuisce i costi della politica, perché i nuovi senatori godrebbero comunque di rimborsi e diarie per svolgere il doppio mandato. Insomma, Renzi sbandiera in pubblico una riforma che non esiste.

La riforma aiuta o no il Sud?

Il governo Renzi non sta dando alcuna risposta ai problemi del Sud e in particolare della Puglia, come la disoccupazione, che aumenta anziché scendere (secondo l’Istat, nella mia terra è al 20%, con un giovane su due senza lavoro), la crisi del settore agricolo o la carenza di infrastrutture e servizi, né risposte arriveranno da questa pessima riforma costituzionale, che accentra tutti i poteri allo Stato e toglie alle regioni del Sud ogni possibilità di intervenire per risolvere i propri problemi. Di fronte a questo totale immobilismo, fa piuttosto sorridere vedere il premier promettere, a pochi giorni dal voto, bonus e sgravi fiscali totali per gli imprenditori del Mezzogiorno. Il suo governo, vorrei ricordarlo, è quello che dal 2014 ad oggi, dopo tre anni, non ha ancora speso un solo euro delle risorse comunitarie assegnate alle Regioni del Sud. E’ solo propaganda.

Ma la Costituzione va cambiata o no?

La nostra Costituzione non è un totem intoccabile e va senz’altro riformata, ma non in maniera ambigua, confusa e pasticciata come propone il governo. Il nostro non è un “No” di protesta, ma concreto, propositivo. Già durante l’iter parlamentare della riforma costituzionale abbiamo sostenuto l’esigenza di cambiamenti profondi, avanzando alcune semplici modifiche su cui sarebbe possibile trovare un ampio consenso tra le forze politiche, cioè: passaggio al presidenzialismo, con un cambiamento esplicito della forma di governo ma con un preciso sistema di pesi e contrappesi, abolizione del Senato, per superare veramente il bicameralismo, introduzione di un tetto alle tasse in Costituzione.

Quale futuro vede per il centrodestra?

Quando Raffaele Fitto ha preso la dura e sofferta decisione di uscire da Forza Italia per costruire un centrodestra nuovo, moderno, europeo, fondato sul merito e sul diritto degli elettori di scegliere i propri rappresentanti, di scegliere la dirigenza delle forze politiche, erano in pochi disposti a credere in noi e nella nostra avventura. Ora non è più così. Conservatori e riformisti è una forza politica centrale nel processo di riaggregazione del centrodestra. Siamo una forza politica moderata, liberale, che punta alla modernizzazione del Paese, che pensa alle grandi emergenze dell’Italia, dal Sud alla Sanità, dalla sfida del turismo e della cultura a quella più complessiva del rilancio della nostra economia. I rapporti con le altre forze politiche che hanno scelto di rappresentare un’alternativa seria e concreta a Renzi e al malgoverno della sinistra, penso a Fratelli d’Italia e alla Lega Nord, sono eccellenti ma c’è anche un rapporto con Forza Italia che fa ben sperare per il futuro. A noi però non interessano le poltrone, interessa ridare ai cittadini la libertà di scegliere i propri rappresentanti, con una legge elettorale effettivamente rappresentativa e con primarie per individuare i candidati da presentare alle elezioni.