Palazzi & potere
Matteo Salvini, dagli Usa il lasciapassare per Palazzo Chigi
Matteo Salvini, dagli Usa il lasciapassare per Palazzo Chigi
Dalle elezioni del 2018 a oggi Matteo Salvini ha preso un solo calcio nei denti. Non gliel'hanno tirato né gli elettori italiani né i magistrati. Lo scarpone apparteneva a Donald Trump, scrive Libero, e colpì il 27 agosto dello scorso anno, tramite il celeberrimo tweet con cui il presidente degli Stati Uniti elogiò «l'altamente rispettato primo ministro della Repubblica italiana, Giuseppi Conte». Uomo «molto talentuoso, che spero resti primo ministro», scrisse, benedicendo così la nascita del governo giallorosso e condannando Salvini all'opposizione. Quel Salvini che, da vicepremier, si era impegnato per avvicinare Roma a Mosca, con gran fastidio della Casa Bianca. È passato un anno, durante il quale il capo della Lega ha capito una cosa fondamentale: non si può governare l'Italia, Paese della Nato che ospita 12.200 soldati e almeno quaranta testate nucleari con la bandiera a stelle e strisce, se non si hanno solidi rapporti con gli Stati Uniti. Grande capitalismo e deprecati «poteri forti» inclusi. Nasce così l'intervista che è apparsa ieri sul Wall Street Journal, il quotidiano finanziario della élite conservatrice americana. Un lungo articolo che racconta due cose. La prima è che oggi l'interesse di quell'ambiente verso Salvini è altissimo. Spazi simili, su quel giornale, sono offerti a capi di Stato e leader internazionali della massima importanza, non a personaggi bolliti sul viale del tramonto, come alla sinistra italiana e agli editorialisti progressisti piace dipingere il segretario leghista (Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio, per capirsi, una simile vetrina l'hanno avuta solo nei loro sogni erotici). Il secondo elemento importante sono i messaggi spediti da Salvini. A Trump e alla sua amministrazione, innanzitutto, ma pure a un eventuale presidente Joe Biden, perché l'atteggiamento nei confronti di Russia, Cina e Iran è una costante della politica estera statunitense e non verrebbe stravolto se a guidarla fosse un democratico.