Palazzi & potere
Politica e Media, il potere dei manutengoli: parla Elio Lannutti
La propaganda, come nel caso di scuola del regime fascista in Italia, consiste nella scelta accurata delle notizie, decidendo quali diffondere, divulgare, esaltare e quali tacere, nascondere, censurare, ignorare, occultare con sapienza, a suon di manganelli, tintinnio di manette, olio di ricino, deportazione di avversari e nemici nelle carceri speciali.
“Il successo della propaganda – si legge nel ‘Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica” necessita di una efficace censura sui fatti esposti, altrimenti essa sarebbe facilmente smantellata. La presenza di una situazione di censura è un pesante indizio di una propaganda in corso. La propaganda ha la capacità di esaltare e rendere più importanti i sogni, i pensieri, i desideri rispetto alla realtà dei fatti, facendo spesso uso di simboli in modo da indurre le persone a far coincidere l'obiettivo della propaganda con i simboli utilizzati, anche quando talvolta in realtà fra loro non c'è nessun nesso. Sul fronte contrapposto, la contropropaganda si identifica come attività volta a rilevare e contrastare le azioni di propaganda svolte da attori ostili e include le iniziative finalizzate a neutralizzare o mitigare gli effetti della propaganda avversaria ovvero a sfruttarla a proprio vantaggio”. Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (2013), Il linguaggio degli organismi informativi – Glossario intelligence. Pag. 38.
https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/quaderni-di-intelligence/glossario-intelligence.html
Le tecniche della propaganda vennero codificate e applicate in maniera scientifica per la prima volta dal giornalista Walter Lippman e dal pubblicista statunitense Edward Bernays (nipote di Sigmund Freud) agli inizi del XX secolo. Propaganda e potere politico, le due facce della stessa medaglia. Come affermava Lippmann ne la "Fabbrica del Consenso": “Il pubblico deve essere tenuto al suo posto, non solo perché possa esercitare i suoi poteri, ma ancor di più per consentire a ognuno di noi di vivere libero dallo scalpiccio e dal rumore del gregge disorientato”.
Nelle tecniche di manipolazione di massa, l’obiettivo è quello di colpevolizzare un individuo o un gruppo che non è realmente responsabile, alleviando così i sentimenti di colpa delle parti responsabili o distraendo l'attenzione dal bisogno di risolvere il problema per il quale la colpa è stata assegnata, l’ossessione del capro espiatorio e degli stereotipi, oggetto della campagna propagandistica come qualcosa che la gente teme, odia, evita o trova indesiderabile, in modo dar far sorgere sentimenti di ripulsa e pregiudizio nel pubblico.
Questa breve descrizione delle tecniche manipolative di massa in gran parte utilizzate nei regimi dittatoriali, si attaglia fedelmente alla rappresentazione adulterata con dolo, pregiudizio e colpa grave dei fatti politici, economici, giudiziari, narrati in Italia negli ultimi mesi, da mass media e dal sistema pubblico di informazione finanziato dai cittadini con l’odiato canone Rai sulle bollette elettriche, ossessionati dall’unico nemico da abbattere, screditare, distruggere, colpire ed infangare: il M5S.
A reti e quotidiani unificati, il consueto teatrino della politica, con servizi esaltanti sulle capacità miracolistiche di governo e maggioranza sulla crisi arrivata a soluzione, la crescita del Pil, la disoccupazione in diminuzione come risultato tangibile del Jobs Act, i risultati positivi ottenuti in Europa, la soluzione soddisfacente dei crac bancari, la buona scuola, i giovani descritti come felici e soddisfatti, analogamente ai terremotati ed ai poveri aumentati coi programmi di politica economica.
Nessun servizio sul debito pubblico, che ha registrato con la ‘cura’ del Ministro Padoan entrato in servizio con Renzi nel febbraio 2014, il record di 2.300 mld di euro (+ 18,6 mld rispetto a giugno), con aumento di 193 mld di euro da febbraio 2014, ossia 4,7 mld di euro al mese; 156 milioni al giorno; 6,52 milioni l’ora; 118.000 euro al minuto; 1.811 euro al secondo; con gravame di 95.800 euro a famiglia, 38.333 euro ad abitante, con tassa strisciante, aggiuntiva ed occulta pro-capite a carico di ognuno dei 60 milioni di residenti pari a 3.216 euro a futura memoria, in aggiunta alle stangate a danno delle famiglie e dei cittadini.
Nessuna critica sugli ultimi 7 crac bancari, che hanno azzerato 350.000 famiglie per 110 mld di euro, truffate ed espropriate da Bankitalia e dallo Stato, che approvarono il bail- in a loro insaputa in Europa; sul regalo di 17 miliardi di euro a Banca Intesa per le banche venete ripulite; nessun servizio sul depistaggio di alcune istituzioni sullo scandalo Consip, con la macchina del fango scagliata contro i servitori dello Stato, colpevoli di aver indagato il cerchio magico di Renzi; reticenze e censure sul sindaco di Milano Giuseppe Sala, imputato per il grave reato di falso per gli appalti Expo, diversamente dai fiumi di inchiostro e di parole, commenti e trasmissioni ad hoc a reti unificate, per i rari indagati del M5S, quasi che il codice penale contempli l’aggravante a seconda del colore politico, dopo il meticoloso processo mediatico dei ventriloqui del potere.
Leccatori e leccati – si legge nel libro di Marco Travaglio “SLURP”, sono in effetti uniti da un rapporto stretto, traggono linfa l'uno dall'altro: se da un lato il politico, o grosso imprenditore, ha interesse che giornali e tv gli dedichino spazio e attenzione, dall'altro sono gli stessi organi di stampa, nella quasi totalità dei casi in mano a editori impuri, a voler trarre vantaggio dall'amorevole servizio al potente di turno. Del resto, i leccaculo fanno molto più in fretta a cambiare terga che non idea, secondo il vento che tira. I giornali sono quasi tutti in mano ad affaristi, banchieri, costruttori, confindustriali, oppure in mano ai partiti o a uomini legati ai partiti. Ci sono poi ragioni molto contingenti: se le grandi imprese e le grandi banche, che vanno tutte male, sono padrone dei giornali, è ovvio che queste imprese si possono salvare solo se il governo le aiuta, e perché ciò avvenga bisogna parlare bene del governo, di qualsiasi governo".
I mezzi di informazione, hanno avuto una grande responsabilità nel degrado dell’Italia, nonostante il dovere più pregnante del giornalista, caposaldo del diritto di cronaca è il dovere di verità, considerato dalla legge istitutiva dell’Ordine (n. 69 del 1963) e dalla Carta dei doveri quale “obbligo inderogabile”. Gli organi di informazione, che dovevano essere l’anello di congiunzione tra i fatti e la collettività con la formazione di una “coscienza critica del pensiero”, per consentire l’esercizio della sovranità che appartiene al popolo (Art. 1 della Costituzione), hanno assunto il ruolo di megafono del potere politico, economico, bancario, finanziario, occultando o distorcendo la verità dei fatti, in una grande manipolazione di massa, un golpe morbido.
Mauro Forno nel suo saggio: ”Informazione e potere. Storia del giornalismo italiano” (Ed. Laterza-2012), segnala che nei rapporti tra potere politico, economico e finanziario e mondo giornalistico italiano, esiste una prassi di lungo periodo, declinata dal fascismo in forme mai viste prima, ma non pienamente rimossa neanche dalla transizione alla democrazia repubblicana. Nell’Italia post fascista, una ristretta oligarchia ha guidato tutti i passaggi decisivi della vita economica e politica, con un modello gerarchico nella distribuzione del potere e della ricchezza specie a livello di influenza sui canali di informazione, con la malcelata aspirazione di celebrati rappresentanti del giornalismo italiano, la cui unica aspirazione è stata quella di entrare a far parte di quella stessa ristretta oligarchia, in una logica di non alterazione, spesso di salvaguardia - dei rapporti di potere.
La Carta dei doveri del giornalista, che per salvaguardare la deontologia professionale, metteva al centro l’autonomia ed il dovere di verità, come valori etici assolutamente inderogabili, per la credibilità del giornalista garante di una informazione veritiera e garantire l’obiettività dell’informazione al servizio della collettività e dell’interesse generale ed impedire che la funzione giornalistica fosse subordinata ad interessi particolari, è stata calpestata da un giornalismo contiguo del potere, ventriloquo prediletto del Governo, dei partiti di maggioranza, di autorità vigilanti e di banchieri, complice di crac, dissesti e scandali bancari ed industriali, che hanno bruciato risparmi ed intere vite di lavoro a milioni di famiglie.
“Se non state attenti- diceva Malcom X-, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono”.
In un paese divorato dalla illegalità, ai primi posti per corruzione, tra gli ultimi per libertà di informazione, le due facce della stessa medaglia, occorre risvegliare la ragione dal lungo sonno, ritrovare il coraggio, coltivare il sogno di un’Italia migliore, per restituire speranza e futuro ai giovani talenti, dignità alla politica come servizio ai cittadini, riscoprire il gusto dell’impegno civico per continuare le lotte, mettere alla berlina burattini, saltimbanchi, buffoni di corte, voltagabbana, manovrati da banche di affari e potentati, per smantellare i diritti, con la complicità di giornalisti ‘embedded’, un esercito crescente di cortigiani, arruolati dai manutengoli del potere sol perché specializzati nella raffinata ed ignobile arte del lecchinaggio con abbondanti dosi di saliva. ‘La rivoluzione- seppur non violenta delle matite- non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia o cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza’ -diceva Mao Tse Tung. Coraggio, continuiamo pacificamente le lotte per liberare l’Italia dai manutengoli del potere, dal dominio di banchieri, finanza criminale, autorità colluse con i vigilati, per restituire speranza, fiducia e futuro ai giovani, per ricostruire dal fango e dalle macerie.
Elio Lannutti (Giornalista e scrittore)