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Palazzi & potere
Referendum, brogli, possibili scenari; parlano i Cinquestelle!

Intervista doppia ad Affaritaliani! Parlano I deputati M5S Daniele Pesco e Ferdinando Alberti della Commissione Finanze
 

Che ne pensi di come lo Stato italiano sta gestendo il voto estero?

Pesco: Assolutamente male solo per fare un esempio una mia amica mi ha scritto dicendomi che il plico le è stato recapitato dalla sua vicina di casa che l’aveva ritrovato nella spazzatura.. In pratica il governo italiano non ha fatto nulla per assicurare alla consegna del plico più sicurezza rispetto all’invio di un volantino pubblicitario. Inoltre dobbiamo ricordare che la stampa dei plichi avviene all’estero e non sappiamo in realtà quanti ne vengano stampati quali controlli vengano esercitati sui plichi ricevuti.

Alberti: All’indomani delle elezioni Politiche del 2013, l’ambasciatrice Ravaglia in un documento interno denunciava: “effetti potenzialmente distorsivi dell’impianto vigente” della legge Tremaglia che regola la votazione degli italiani all’estero, “procedure incostituzionali di modalità di voto dall’estero non garantite da libertà e segretezza” e ancora “quello per corrispondenza è soggetto, come evidente, a una serie di variabili e incertezze (quali l’affidamento ai sistemi postali locali, il pericolo di furti, incette, pressioni, compravendite, sostituzione del votante, ma non solo)”. Considerando che dal 2001 la legge Tremaglia non è mai stata oggetto di alcuna riforma volta ad impedire il verificarsi di quanto denunciato dall’ambasciatrice, possiamo definire la gestione del voto estero improvvisata e inadeguata, volendo non pensar male.

Ci sono criteri di trasparenza e sicurezza a garanzia di tutti i cittadini?

Pesco: Assolutamente NO,
Non abbiamo nessuna certezza che il voto che viene registrato in Italia sia effettivamente quello espresso dai cittadini all’estero, se ne parla solo in questi momenti ma si tratta di un problema che avviene da anni ad ogni tornata elettorale o referendaria,

Alberti: chiaramente no. Chi gestisce il voto all’estero è colui che ha proposto la riforma su cui i cittadini sono chiamati ad esprimersi. Vi è un evidente e lampante conflitto di interessi, irrisolvibile a una settimana dal voto. Non a caso un certo Piero Calamandrei diceva: “Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti”.


Si parla molto di rischio brogli: ci sono già stati dei casi? Che cosa potrebbe accadere da qui al voto?

Pesco: Prove di brogli veri e propri non se ne hanno però ci sono testimonianze di candidati all’estero che raccoglievano le buste, per poi inviarle, durante le cene elettorali oppure le denunce come quella dell’ambasciatrice Cristina Ravaglia che nel 2013 asserì che il sistema che consente agli italiani all’estero di votare è «totalmente inadeguato, se non contrario ai fondamentali principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero» e comportava «pericolo di furti, incette, pressioni, compravendite, sostituzione del votante, ma non solo».

Alberti: non è un rischio ma una certezza. Ad esempio, per il referendum sulle trivelle, lo scorso aprile hanno votato 779.548 italiani all’estero con l’8,6% di schede nulle contro lo 0,68 in Italia. E’ statisticamente improbabile che oltre 65.000 italiani abbiano, consciamente o inconsciamente, sporcato un foglio dove le scelte sono unicamente due, si o no.


Quali misure dovrebbe attuare il governo per evitare che accadano brogli? È pensabile che parlamentari Italiani vadano all'estero presso ambasciate e consolati a controllare la correttezza e regolarità del voto?

Pesco:sistemi per assicurare la segretezza e la sicurezza del voto penso che ce ne possano essere innumerevoli, a partire dal voto elettronico, oppure utilizzando quel utilissimo codice chiamato codice fiscale che garantisce l’univocità di ogni cittadino italiano e che potrebbe essere utile per garantire quantomeno che non vengano stampate più schede di quelle realmente necessarie, oppure si potrebbe cercare di far in modo che vengano inviate le schede solo a chi effettivamente ne abbia fatto richiesta.
In ogni modo il nostro sistema di votazione è veramente arcaico, abbiamo ad esempio tutto il sistema bancario che è sul web e per quanto riguarda la conservazione dei dati è sicuro, per fortuna almeno quella sicurezza c’è, visto che ora i conti correnti sono a rischio bail in, ebbene si potrebbe tranquillamente creare un sistema di voto, magari anche solo per l’estero, in grado di viaggiare sul web così come i sistemi bancari.
Per quanto riguarda i parlamentari in missione all’estero per controllare il corretto svolgimento delle operazioni di voto potrebbe essere auspicabile ma sono necessari strumenti che non ne richiedano il bisogno.
Alberti: in linea con pesco


Si parla molto di "tempesta perfetta"; sembra quasi essere una precisa strategia di comunicazione per spaventare e condizionare il voto dei cittadini a pochi giorni dal 4 dicembre. Tu che ne pensi?

Pesco: E’ fuori dubbio che le stiano tentando tutte per spaventare i cittadini , così come hanno tentato di farlo all’estero nel caso brexit e nel caso delle elezioni americane. Trovo assolutamente sleale l’utilizzo di certi meccanismi psicologici che non hanno nessun fondamento. L’italia è ancora un paese ricco con le famiglie proprietarie di immobili e con depositi bancari, lei pensa che la finanza internazionale possa disinteressarsi da questi bottini e potenziali lauti guadagni nel caso in cui la costituzione rimanesse inalterata? io penso proprio di no, continueranno a spennarci come hanno fatto regolarmente negli ultimi decenni con mutui facili, obbligazioni facili, indebitamenti ecc. ecc.

Alberti: la strategia del partito democratico è sempre la stessa, terrorizzare gli elettori. Lo slogan di questa campagna referendaria è “o Renzi o l’apocalisse”. Una campagna referendaria da parte dei sostenitori “si” che non è entrata quasi mai nel merito, solo slogan, a cominciare dal “meno politici e meno costi per la politica” fino al “o adesso o mai più”, tutti puntualmente smontati tant’è che il governo ha dovuto ricorrere all’artiglieria pesante estere: Obama, i bollettini di JPMorgan, le letterine della BCE e dell’OCSE, Jean-Claude Juncker, i mercati finanziari e il Financial Times. Ma se dovessimo applicare la stessa formula vista per Brexit e Trump sui quali nessuno dei soggetti di cui sopra avrebbe scommesso nemmeno un centesimo, dovrei dire che il No vince a mani basse. Ma non lo dico perché sono un pessimista cronico.


Dopo il 4 dicembre cosa dovrà fare il paese per ripartire?

Cambiare le forze politiche presenti in parlamento, debellare la corruzione, sfruttare la necessità di sostenibilità ambientale di ogni attività che mettiamo in atto per creare il lavoro che oggi non c’è affinchè l’ambiente in cui viviamo possa essere più salubre e sicuro in questo modo può ripartire la nostra economia e il nostro paese.

Alberti: dimissioni di questo governo e formazione di un nuovo governo con l’unico scopo di fare una legge elettorale dove i cittadini possano scegliere tutti i loro rappresentanti e senza premi di maggioranza incostituzionali. Poi al voto subito. Con forze politiche nuove, oneste e scelte dai cittadini e non espressione di lobbies e potentati, questo Paese può ripartire con le proprie gambe.

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daniele pescoferdinando alberti





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