Palazzi & potere
Scafarto, la Finanza e quella la lite davanti a Woodcock
Ma la procura non crede a Scafarto
È il mattino del 21 dicembre 2016 e nella procura di Napoli si respira un' aria davvero pesante. Il giorno prima, infatti, durante la perquisizione negli uffici Consip, i pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano hanno scoperto che una gravissima fuga di notizie a favore degli indagati ha pesantemente danneggiato l' indagine.
Sono le dieci del mattino e così, dinanzi ai pm Woodcock e Carrano e a Scafarto, si realizza una scena per certi versi drammatica. La scena che il Fatto è in grado di rivelare è stata oggetto di due interrogatori. Il primo è quello tenuto da Woodcock, indagato per fuga di notizie verso il nostro vice direttore Marco Lillo, che ha sempre sostenuto l' estraneità del pm napoletano riguardo le notizie da noi pubblicate.
Il secondo è quello, come persona informata sui fatti, del capitano della Guardia di Finanza, Sebastiano Di Giovanni. Perché la vicenda interessi la procura, e l' opinione pubblica, è presto detto: alle dieci del mattino di quel 21 dicembre, Scafarto accusa Di Giovanni di aver confidato la notizia delle indagini alla sua catena di comando che, di passaggio in passaggio, avrebbe poi avvertito il comandante generale dei Carabinieri, Tullio del Sette, di essere stato appena iscritto nel registro degli indagati.
È un' accusa pesantissima. Scafarto fa dei nomi, dice di essere venuto a conoscenza di una circostanza precisa, di aver saputo di una telefonata diretta tra la centrale operativa del Comando generale della Gdf verso quella del Comando generale dell' Arma. In sostanza: accusa i vertici della Finanza di aver avvertito Del Sette. E accusa il capitano Di Giovanni di aver fatto partire la catena di informazioni che ha consentito la presunta fuga di notizie verso il generale dei Carabinieri.
Resta il fatto che, all' inchiesta sulla fuga di notizie verso gli indagati, e a quella verso i giornalisti, se ne aggiunge ora una terza: quella sulla "soffiata" che, secondo Scafarto, i vertici della Gdf avrebbero operato nei riguardi del comandante generale Del Sette. Di Giovanni - interrogato non da indagato - smentisce categoricamente e sembra aver convinto la procura che, per quanto risulta al Fatto, pare non abbia preso sul serio la ricostruzione di Scafarto.