Politica

Patto col Pd e Raggi archiviata. Zingaretti a Roma, Lazio al M5S

Di Alberto Maggi

Conte e Di Maio sistemano la 'grana' della Capitale. Inside

Virginia Raggi non si tocca. Anche il più moderato dei pentastellati, l'ex capo politico e attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio, conferma il sostegno alla sindaca uscente alle elezioni comunali di Roma dell'autunno: "Non ho chiesto 24 ore a Letta per riflettere" sull'alleanza per le Amministrative, "spero si possano fare accordi con il Pd in altre città" ma nella Capitale "noi sosterremo Virginia Raggi. E' un'alleanza che guarda al 2023 ma deve crescere. Bisogna consolidare il legame tra queste due forze politiche per spendere al meglio i soldi del Recovery senza finire in dinamiche che non ci piacciono". D'altronde il M5S, a partire da Beppe Grillo, si erano spinti troppo in là nella riconferma giurata e spergiurata della Raggi e non possono tirarsi indietro.

Ma al di là degli accordi "in altre città" evocati da Di Maio, a Roma, comunque, dietro le quinte le trattative con il Pd stanno proseguendo. L'ipotesi più probabile - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - è quella di una discesa in campo dell'ex segretario Nicola Zingaretti come candidato sindaco che, ovviamente, farebbe sciogliere come neve al sole la candidatura quasi ufficiale (ma stroncata da Enrico Letta) dell'ex ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. I Dem sono convinti che con Zingaretti candidato, probabilmente, non ci sarà nemmeno bisogno del ballottaggio, visto che la vittoria potrebbe arrivare già al primo turno, considerando anche le divisioni tra Fratelli d'Italia e Lega e la difficoltà del Centrodestra nell'individuare un candidato comune.

Una cosa è certa, in caso di secondo turno, non ci sarà alcun apparentamento ufficiale tra la Raggi (probabile terza, così dicono i sondaggi riservati del Pd) e Zingaretti, anche se la sindaca uscente potrebbe fare un generico appello a non dividere le forze del Centrosinistra indirizzando i propri elettori sull'ex leader Dem contro il candidato del Centrodestra. L'altra faccia della medaglia di questo semi-accordo informale sarebbe, condizionale d'obbligo, la candidatura di un esponente del Movimento 5 Stelle alla Regione Lazio (al voto probabilmente all'inizio del 2022) visto che Zingaretti in caso di elezione a sindaco di Roma (ma anche di candidatura) lascerebbe la guida della Regione.

Una sorta di compromesso tra Pd e M5S che consetirebbe di arginare l'avanzata della destra (seppur divisa) di Meloni-Salvini salvando il nascente Centrosinistra da una pericolosa lacerazione. E' evidente infatti che la Raggi appartiene a quel M5S della prima ora che mal si concilia con la svolta moderata che sta portando avanti l'ex premier Giuseppe Conte. Ma ormai è tardi e non si può scaricare la prima cittadina per sostenere subito Zingaretti (o Gualtieri), pena la fuga di miltanti ed elettori sulla scia della diaspora iniziata da Alessandro Di Battista e proseguita in Parlamento con la nascita del gruppo di ex grillini L'Allternativa C'è.

Tornando al futuro dei 5 Stelle, Di Maio - 'grana' Roma a parte, per la quale la pezza in via di definizione - disegna un futuro sempre più lontano da Casaleggio e da quello che è stato il Movimento fino a poco tempo fa. "La politica non sono i ricorsi in tribunale, è il consenso delle persone. Ora c'è grande consenso su Conte a capo del Movimento. Tanti cittadini gli chiedono di fare questa scelta, non la si impedirà con un ricorso in tribunale. La storia del Movimento sta andando verso Conte, e io sostengo questo processo", ha affermato il ministro degli Esteri. "Finalmente diventiamo una forza politica radicata nell'idea di governare, non dell'andare contro - ha aggiunto -. Conte deve iscriversi? Si iscriverà al Movimento di cui proporrà alcune modifiche, lui lo chiama un Neo movimento, è un progetto nuovo".

Il messaggio è chiaro: una svolta centrista e moderata, colorata di green (ambientalismo-ecologiscomo sempre più di moda, come dimostrano i sondaggi in Germania sulle elezioni di fine settembre) per chiudere con il passato movimentista di Di Battista e della Raggi e con la piattaforma Rousseau di Casaleggio junior. Inevitabile che anche Grillo, ancora alle prese con le polemiche per il contestato video nel quale ha difeso il figlio Ciro, sia costretto a fare quantomeno un vero passo di lato, se non proprio indietro. Pena la messa in discussione dell'intera svolta targata Conte e appoggiata da Di Maio.