Politica
Dazi, il falco Dombrovskis gela Roma: "No alla sospensione del Patto". Il rischio di una manovra lacrime e sangue per l'Italia
Niente taglio delle tasse e rottamazione nel 2026

Ora toccherà a Meloni giocare la partita a Bruxelles, insieme al vice-presidente della Commissione Raffaele Fitto, per cercare alleati e far rivedere la posizione di Dombrovskis
Mazzata da Bruxelles per l'Italia. Un colpo di scena. Una doccia non fredda, ma gelata. "La clausola di salvaguardia generale prevede come condizione una grave recessione economica nell'Ue o nell'area europea nel suo complesso. E questa condizione si è verificata nel 2020, quando abbiamo attivato la clausola per fronteggiare la pandemia di Covid-19. Ora una tale condizione non è soddisfatta, ci aspettiamo ancora una crescita economica nell'Ue, nonostante l'effetto dei dazi di Trump", ha dichiarato il commissario all'Economia, il falco Valdis Dombrovskis, in conferenza stampa al termine della prima riunione dell'Ecofin informale, rispondendo a una domanda sull'ipotesi di sospendere il Patto di Stabilità per favorire la risposta agli effetti della guerra commerciale.
Si tratta di uno schiaffo al governo Meloni visto che proprio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e anche il vicepremier Antonio Tajani avevano chiesto a gran voce di sospendere il Patto e di rivedere profondamente le regole dell'austerità di Bruxelles. Ma i falchi dell'Ue sono sordi e non considerano la tempesta della guerra commerciale, anche se Donald Trump ha sospeso i dazi (tranne che per la Cina) per 90 giorni, al pari della pandemia. Con la crescita dimezzata nel Def allo 0,6% nel 2025 e la richiesta del presidente Usa di arrivare al 5% del Pil per la spesa militare (impossibile per il nostro Paese), il fatto che resti in vigore il Patto Ue così com'è rende tutto più difficile per l'esecutivo, soprattutto in vista della Legge di Bilancio per il prossimo anno. Il tutto con la promessa fatta da Meloni di 25 miliardi di euro per aiutare le imprese, risorse ricavate dal Pnrr e dei fondi di coesione, in caso di dazi effettivi
Altro che taglio delle tasse per il ceto medio con la riduzione dell'aliquota Irpef al 33% fino a 60mila euro di reddito lordo annuo, come vuole Forza Italia già entro l'estate, e altro che nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, come chiede la Lega che aveva parlato di "emergenza nazionale", le parole di Dombrovskis sono un macigno sull'azione economica del governo. E renderanno la prossima manovra magra, quasi certamente senza taglio delle tasse per il ceto medio, senza rottamazione e con la necessità di un nuovo taglio lineare ai ministeri, che vuol dire un aumento dei costi per i cittadini ad esempio da parte degli enti locali. Una brutta tegola. Ora toccherà a Meloni giocare la partita a Bruxelles, insieme al vice-presidente della Commissione Raffaele Fitto, per cercare alleati e far rivedere la posizione di Dombrovskis. Altrimenti per l'Italia sono guai. Grossi guai.
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