Politica
Ursula e il riarmo da 800 miliardi mandano in tilt il Pd: rischio scissione. E il campo largo diventa campo santo
Moderati e liberali Dem contestano la linea della segretaria

Anche il governo è diviso, ma Meloni in qualche modo riesce a trovare una parvenza di unità ("Decido io", ha chiarito la premier ai suoi vice). Opposizioni completamente divise (il Pd anche al suo interno)
Che il Centrodestra sia diviso in politica estera non ci sono dubbi. Tanto che la presidente del Consiglio ha dovuto riunire un vertice di emergenza con i due vicepremier ieri sera prima del Consiglio europeo per tentare di chiedere unità alle forze politiche della maggioranza.
I due vicepremier viaggiano su binari opposti. Antonio Tajani, ministro degli Esteri e capo della diplomazia italiana, è perfettamente allineato, come parte del PPE, a Bruxelles e alle decisioni delle istituzioni Ue. L'altro vicepremier, Matteo Salvini, ha organizzato per l'8-9 marzo i gazebo della Lega per chiedere non solo la pace fiscale (rottamazione) ma anche in Ucraina e soprattutto contro il riarmo massiccio chiesto da Ursula von der Leyen. Ma alla fine, in qualche modo e con profondi distinguo, il Centrodestra trova sempre la quadra bossiana. Anche perché il potere tende a unire e non dividere. Anche perché Meloni non usa mezzi termini e ai suoi vice, soprattutto rivolta a Salvini, ha spiegato che sulla politica estera "decido io".
Chi invece sta vivendo uno psicodramma politico per il nuovo ordine mondiale imposto dalle decisioni forti di Donald Trump è il Centrosinistra e lo stesso Partito Democratico, più che mai lacerato al suo interno. Le parole di Elly Schlein ("Quella di Von der Leyen non è la strada giusta" - il riarmo da 800 miliardi di euro, ndr) hanno letteralmente terremotato i Dem. Proprio due giorni fa un liberal-moderato come Pierfrancesco Maran, eurodeputato del Pd, su Affaritaliani.it aveva definito "inevitabile" il piano della presidente dell'esecutivo di Bruxelles mentre ieri, sempre su Affaritaliani.it, l'ultra-cattolico pacifista Marco Tarquinio, anche lui europarlamentare, ha detto un no fortissimo al piano di Ursula parlando di un sistema di difesa europeo "non violento".
Due posizioni agli antipodi che sono la plastica dimostrazione di che cosa stia accadendo al Nazareno. Le parole di Schlein allontanano il Pd dal gruppo dei Socialisti & Democratici in Europa, che sia con l'Spd tedesca sia con i Socialisti spagnoli e anche con le sinistre scandinave e dei Paesi dell'est appoggiano in piano il progetto von der Leyen (anche se al Nazareno sperano che il gruppo Ue chieda modifiche in direzione meno bellica).
Ma soprattutto fette importanti del partito non ci stanno e contestano la linea pacifista della segretaria. Primo fra tutti Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa vicinissimo agli ambienti della Nato, ma anche big moderati (non solo cattolici, che non sono tutti ultra-pacifisti come Tarquinio, vedi ad esempio Romano Prodi) e liberali del calibro di Paolo Gentiloni (per molti a Bruxelles al fianco di Ursula), Dario Franceschini e diversi deputati e senatori che non vogliono appiattirsi sulle posizioni troppo di sinistra.
Con Schlein Graziano Delrio, da sempre critico sulla guerra, e la sinistra ex Articolo 1 di Roberto Speranza. Ma - spiegano le fonti moderate del Pd - la segretaria sta portando il partito troppo vicino alle posizioni del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi Sinistra scavando non solo un solco profondo all'interno dello stesso Pd ma anche un abisso incolmabile con le forze centriste di opposizione come Azione, Italia Viva e PiùEuropa.
In sostanza il terremoto Trump e la reazione muscolosa di von der Leyen fanno tremare la maggioranza, ma Giorgia Meloni riesce sempre a mediare, a fatica, tra Salvini e Tajani, mentre dall'altra parte il Pd rischia di implodere con il rischio di una scissione verso il centro dell'ala moderata e liberale e con il cosiddetto campo largo - il sogno di Schlein per sfidare il Centrodestra meloniano alle prossime elezioni politiche e ambire a Palazzo Chigi, diventato ormai il campo santo sotto le cannonate di Trump e la controffensiva di Ursula.
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