Politica
Pd, capibastone e cacicchi: sempre loro. Alla fine anche Schlein sotto scacco
Viaggio nel Pd dove il rinnovamento sembra di facciata
Dario Franceschini non ha alcuna intenzione di sciogliere la sua corrente (ad esempio)
Durante il suo intervento all'assemblea del pd che l’ha incoronata nuova segretaria, uno dei passaggi della Ely Schlein, che ha colpito maggiormente è stato quello che si riferiva ai capicorrente e ai maggiorenti del Pd, che stanno facendo il bello e il cattivo tempo da più di un decennio «Non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari». Queste le parole chiare e forti che sono risuonate all'interno del centro congressi la Nuvola di Roma, che ha ospitato il 12 marzo scorso l'assemblea nazionale del partito. I primi ad applaudire queste parole forti e risolute, sembrano siano stati proprio Orlando, Franceschini, Zingaretti, Guerrini, (il presidente della Campania De Luca assente all'assemblea, sembra invece abbia sorriso al telefono col figlio, che con grande solerzia lo ha subito avvertito del “pericolo” imminente) che evidentemente non si sentivano affatto tirati in ballo dalle parole della nuova giovane segretaria.
La Schlein, che è sembrata tirata in volto e che non è parsa così incisiva come suo solito, evidentemente ha già capito che la vera sfida per lei comincia ora, e che è ben più probante di quella di battere il buon Bonaccini nella corsa alla segreteria. Ora deve lavorare per liberarsi dal giogo di chi nel partito, in perfetto stillo gattopardesco, promuove da tempo il cambiamento, affinché nulla cambi. Tutti ora salgono sul carro del vincitore, persino i vecchi rottamati da Renzi, Bersani, Speranza e D’Alema che avevano fondato Articolo 1, e che probabilmente ora andranno ad ingrossare le fila delle tante correnti all'interno del partito più diviso e strampalato del panorama politico nostrano.
La neo segretaria dopo aver brillato di luce propria nelle primarie ( perché la ragazza ha stoffa in questo) ora che ha raggiunto il suo traguardo, sembra quasi aver bruciato tutte la sua forza propulsiva, piegata dalla responsabilità e dal peso di dover affrontare i mostri sacri del partito, che governano a loro piacimento, a prescindere da chi occupa la poltrona sempre più scomoda del segretario ( siamo certi che Bonaccini in cuor suo non sia poi così deluso dal risultato delle primarie, considerando che, volendo, avrebbe potuto vincere comodamente già due anni fa..).