Politica

Orlando furioso: "Il Pd parla solo di nomi, Bonaccini difende l'esistente"

"Bisogna concentrarsi anche sull'identità per evitare rotture"

Orlando: "Il Pd non può parlare solo di nomi. E su Bonaccini..."

"Dovremmo diventare sempre di più un partito socialista e ecologista, che fa della sostenibilità sociale e ambientale e della partecipazione la sua ragione di essere". Lo dice Andrea Orlando, esponente Dem, in un'intervista al 'Corriere della Sera'. E nota: per evitare le scissioni "non basta demonizzarle. Parlo di identità non per ragioni accademiche, ma proprio per evitare rotture. Guardiamo alle scissioni precedenti. E' proprio lo scontro personalizzato che porta al rischio di rotture". 

E ancora: "Fare una battaglia per la Costituente e dire che è sbagliato puntare tutto sui nomi e poi candidarsi sarebbe una contraddizione. E non lo faccio. C’è un interesse nel Paese per il nostro congresso, mi preoccupo che chi vuole possa partecipare, e non semplicemente intrupparsi".

Duro su Bonaccini, sempre al Corriere della Sera: "Aspettiamo di capire le sue idee sul Paese per dare un giudizio. L’impressione però è che si pensi che basti difendere ciò che c’è. Quello che mi ha colpito nelle sue prime uscite è che non c’è stato nemmeno un ripensamento rispetto alla stagione dell’apologia di ciò che c’è. Non basta la parola d’ordine del buon governo. Anche dove c’è il buon governo sono cresciute le diseguaglianze".

Elly Schlein: "Se vinco non vedo un rischio scissione nel Pd“

Elly Schlein sta per annunciare la sua discesa in campo. Lo farà, con ogni probabilità domenica nel corso dell'iniziativa annunciata al Monk di Roma, nel popolare quartiere Tiburtino. "Parte da Noi" è il titolo dell'evento e il nome potenziale della sua mozione congressuale. "Non penso che ci sia un rischio di scissione se dovessi vincere, è un messaggio sbagliato. Se saremo in campo ci resteremo qualunque sia l'esito del Congresso. Ci serve coerenza per essere credibili con le persone", dice ospite a Otto e Mezzo.

Una precisazione dovuta alla netta presa di posizione del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che in una intervista non ha escluso di lasciare il Pd in caso di vittoria della deputata dem. Parole, quelle di Gori, che hanno provocato una levata di scudi nel partito. "Ad alcuni non interessa discutere dell'identità, di come recuperare consenso sociale", spiega Peppe Provenzano, vicesegretario Pd e uno dei punti di riferimento della sinistra dem. 

"Interessa solo cambiare il segretario. E mentre difendono una presunta 'ortodossia democratica', invece di stare al merito di una discussione che la sinistra di tutto il mondo sta facendo, minacciano di andarsene se a vincere non sarà il candidato che hanno scelto loro. Molto democratico, in effetti", aggiunge.

Ma anche da parte di esponenti più vicini alla sensibilità del sindaco di Bergamo non si nasconde il disappunto per una uscita poco felice: "Leggo di esponenti del Pd, anche di opposta tendenza interna, che dicono 'se il congresso lo vince lui, o lei, è probabile che lascerei il partito'. Quelli che parlano così sono pochissimi, per fortuna. E una cosa è certa: di ciò che deve essere il Pd non hanno capito niente".

Schlein da parte sua, sembra voler riportare la discussione nel merito delle proposte. Non risponde oltre agli attacchi e, anzi, tende una mano al suo competitor: "Con Bonaccini abbiamo un ottimo rapporto, di stima reciproca e abbiamo lavorato bene assieme. Le nostre distanze emergeranno da questo bellissimo percorso congressuale ma gli voglio fare un in bocca al lupo".

Fair Play al quale fa da contraltare la sua immagine di anti-Meloni, ribadita nel corso dell'intervista. "Io e Meloni siamo agli antipodi. Il governo non parla mai di disuguaglianze né di precarietà. Lo slogan Dio, padre e famiglia è uno slogan nazionalista che sarebbe da abbandonare perché sta facendo grandi danni in Europa", dice la deputata ricordando, in qualche modo, l'intervento a piazza del Popolo, il 23 settembre. "Sì, sono una donna, amo un'altra donna e non sono una madre. Ma non per questo sono meno donna", disse in quell'occasione riferendosi chiaramente al tormentone della leader di Fratelli d'Italia: "Sono Giorgia, sono una donna, sono una madre".