Rottura nel Pd sul referendum. E la minoranza rilancia l'Ulivo
Separati in casa. Ecco quello che sta accadendo nel Partito Democratico. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il no di Renzi, Guerini e Serracchiani alla modifica dell'Italicum. Ormai il dado è tratto. Pierluigi Bersani e Gianni Cuperlo, ancora non convinto al 100% Roberto Speranza, stanno già ipotizzando come uscire dal Pd. Lo strappo quasi certamente ci sarà sul referendum istituzionale nel momento in cui, dopo le Amministrative che non andranno benissimo per il premier, la minoranza dem toglierà il timido appoggio al sì passando alla libertà di voto.
Sarà questa infatti la buccia di banana per il divorzio. Un divorzio che parte da lontano e soprattutto da quando Renzi ha stretto un'alleanza politica con Denis Verdini. Passi il governo di emergenza con Alfano e Scelta Civica, ma imbarcare Ala nella maggioranza e poi quasi certamente nel nuovo Partito della Nazione (che dovrebbe nascere dai Comitati per il sì alle riforme) ha fatto precipitare la situazione. Il segretario ha detto che il Pd è l'unico partito che non caccia i dissidenti. Vero, ma fa di tutto per fare in modo che la convivenza diventa impossibile.
Tanto che la sinistra dem sta già escogitando insieme a Sel e agli ex Pd come Fassina, Civati e D'Attorre le contromosse. Il progetto non è quello di una sinistra di testimonianza o radicale, ma di un nuovo Centrosinistra capace come Syriza in Grecia di arrivare perfino al governo del Paese. Nessuna nostalgia del comunismo alla Marco Rizzo, ma la riscoperta di quel soggetto politico che negli anni '90 fu ingrado per ben due volte di battere Silvio Berlusconi e il Centrodestra nelle urne. Ovviamente si tratta dell'Ulivo.
Rilanciare quindi una formazione ulivista o quantomeno di ispirazione ulivista è il piano di Bersani, Cuperlo & C. Un modo per dimostrare che la loro non è una sinistra estrema o nostalgica. Ma una Centrosinistra alternativo alla neo-Balena Bianca verdiniana e alfaniana di Renzi. L'aspirazione sarebbe quella di coinvolgere addirittura l'ex premier Romano Prodi, padre dell'Ulivo, ma difficilmente il Professore sarà della partita (anche se i rapporti con il leader del Pd non sono certo ottimi). Fatto sta che diversi prodiani della prima ora, come Monaco, Santagata e Parisi, potrebbero aderire al progetto. E nel Pd, sponda renziani, c'è già chi teme la concorrenza a sinistra. Modello Liguria (dove infatti governa il Centrodestra con Toti).