Politica

Plastic tax e voto in Emilia-Romagna. Presa male dai lavoratori. Inciderà

Antonio Amorosi

Plastic tax, metafora di pressappochismo e faciloneria del governo. Inciderà nelle scelte politiche in Emilia. L'intervista ad uno degli esperti

Una delle misure più contestate al governo Pd-M5S è la cosiddetta plastic tax. Un’imposta sugli imballaggi di plastica da 40 centesimi su ogni chilo (inizialmente il governo l'aveva prevista ad un euro al chilo). Ma la tassa rischia di peggiorare le condizioni dell’ambiente e desertificare il comparto industriale italiano, nel riciclaggio tra i più efficienti al mondo, favorendo quello di Paesi limitrofi o di Cina e India, principali inquinatori del pianeta. La tassa incide più o meno così: un’impresa tipo che ha un fatturato di 80 milioni di euro e “produce” di media 22.000/23.000 tonnellate di plastica si ritrova con la nuova plastic tax a dover pagare di botto altri 9 milioni e 200.000 euro in tasse annue oltre quelle dovute. L’Emilia Romagna ha moltissime imprese nel settore. Ne abbiamo parlato Marco Omboni manager del settore e presidente di Pro.Mo, Gruppo produttori stoviglie monouso in plastica.

 

Cosa cambia ora con una tassazione a 40 centesimi al chilo invece che ad un euro…. e che partirà da luglio?

Siamo sconcertati. E' meglio di un euro. Ma è comunque una mazzata micidiale. Le materie prime costano dai 0,80 ad 1,20 euro al chilo. Altro che microtassa. Non sta né in cielo né in terra. E i 3/4 mesi di ritardo sono un po' una beffa perché entro quattro mesi non cambia nulla. Stiamo già lavorando alle alternative.

 

Quali alternative?

Le plastiche riciclabili. Ma sostituire un piatto di plastica con altri materiali non è semplice. La plastica attuale è la meglio performante se devo metterci degli alimenti caldi, caldissimi e/o trasportali. È difficilissimo sostituire la plastica e non lo si può fare certo in 3 mesi.

 

Cosa succede adesso? Le imprese italiane chiuderanno? Andranno all'estero?

Chi può sta già pensando a delocalizzare. Le imprese colpite sono quasi tutte italiane. Viene da ridere a pensare che Renzi venga definito “servo” delle multinazionali della plastica. Le aziende interessate sono quasi tutte italiane. Chi ha già sedi all'estero rinforzerà quegli stabilimenti. E chi ha già la casa madre altrove gradualmente delocalizzerà. A sentire i commenti dei politici si resta perplessi. Sono di un pressappochismo e una faciloneria incredibili. Non sanno di che parlano. Ma come si fa!?

 

Ci faccia un esempio.

L'ex ministro Andrea Orlando che per giustificare la plastic tax ha pubblicato sul profilo twitter il classico capodoglio che muore con la plastica nello stomaco (con il commento: “Davvero non possiamo pagare qualche centesimo di euro per evitare questo?”, ndr). È veramente un ragionamento un tanto al chilo. Il packaging italiano è gestito abbastanza bene tra sistema di produzione e riciclaggio. Non finisce nell’ambiente. Ed è provato che sono le plastiche dei Paesi in via di sviluppo, come India e Cina, a finire in quei capodogli, non la nostra. Bisognerebbe lavorare affinché scappi ancora meno plastica ma questi di Orlando non sono ragionamenti.

 

E' una partita chiusa o si può ancora fare qualcosa? Avete una strategia per riaprire la trattativa?

Misureremo fra poco l'atteggiamento del mondo finanziario a cui chiaramente abbiamo chiesto un aiuto per lo sforzo improvviso. Vedremo come ci valuteranno. La plastic tax premia le plastiche riciclate ma non si possono usare se non in modo limitato. L'imballaggio alimentare rimane comunque il settore fondamentale e le plastiche riciclate sono utilizzabili in minima parte. Un'operazione fatta così porterà poi alla crescita ulteriore del prezzo delle plastiche riciclate e sarà ancora più difficile utilizzarle. C'è molta confusione su questo aspetto. Anche un po' di chiarezza normativa non guasterebbe. Ma oggi, per il sistema di riciclaggio, non si può ottenere facilmente un vasetto di plastica che contiene lo yogurt da un vasetto di plastica appena utilizzato. Occorrono modifiche al circuito del riciclaggio. Ma se questo settore è visto come un player che crea problemi faccio fatica anche ad avere capitali per gli investimenti che possono apportare queste modifiche.

 

Mi sembra che il governo abbia fatto in fretta dicendo “tassiamo un mondo che produce ricchezza e fine”, convincendo l’opinione pubblica con l'emotività delle campagne ambientaliste infantili che circolano. Uno dei problemi è invece la complessità che sta dietro il settore industriale. Ma voi avete un referente o dei referenti politici dentro i partiti?

Si parla di lobby della plastica. Ma quale lobby!? Noi cerchiamo, come è giusto che sia, di parlare a tutti gli amministratori e a tutti i decisori, augurandoci che si capisca la complessità di questo settore e che i nostri messaggi passino. In maggioranza ho visto che Italia Viva di Renzi ha tenuto abbastanza il punto. Ma abbiamo trovato interlocutori in ogni forza politica. 

 

E nei ministeri?

Col ministero dell'Ambiente non c'è stato molto dialogo. Col ministero dello Sviluppo economico ci sono stati degli incontri. Ma mi sembra assurdo che prima si faccia un intervento strutturale in un settore e poi si senta chi ne fa parte ed è stravolto da quell’intervento.

 

Secondo lei la stangata che arriverà avrà un'influenza sul voto in Emilia-Romagna, dove ci sono numerose imprese plastiche?

Stimiamo che le aziende che si occupano di packaging in Emilia Romagna coinvolgano circa 12.000 lavoratori. E parlando con tanti ho la netta sensazione che anche i lavoratori l'abbiamo presa molto male. E' facile capire che anche a 40 centesimi al chilo resta una mazzata che mette a rischio il loro lavoro e può fare danni. Ed è solo una delle tante martellate che interessano il comparto. C'è stata la direttiva europea, la campagna di comunicazione sulla plastica, la plastic tax e la sugar tax. Cadono tutte su questo settore. Dai e dai... anche l'ultimo arrivato capisce che queste cose pesano e rischiano di distruggere un comparto efficiente con le conseguenze che si possono immaginare.