Politica

Puglia, Fitto o Centrodestra addio. FdI e Forza Italia non accettano scambi

Regionali Centrodestra: il dietro le quinte

 

Quel "ne riparliamo dal 27 gennaio in poi", pronunciato da Matteo Salvini ad Affaritaliani.it rispondendo alla domanda se ci sia o no l'ok della Lega alla candidatura di Raffaele Fitto alla guida della Regione Puglia, ufficializzato prima di Natale da Giorgia Meloni, ha fatto sorridere i massimi esponenti di Fratelli d'Italia. Anche perché, pochi minuti prima dell'intervista all'ex ministro dell'Interno, sempre su Affaritaliani.it, erano arrivate le parole inequivocabili del co-fondatore di FdI Ignazio La Russa, il quale ha spiegato senza peli sulla lingua e con estrema pacatezza quello che nel partito di Meloni ripetono da settimane.

Primo: c'è stato un faccia a faccia a Roma poco dopo la nascita del governo Conte II nel quale Salvini e la leader di Fratelli d'Italia hanno dato il via libera al leghista Raffaele Volpi alla guida del Copasir in cambio di Puglia e Marche al partito di destra, erede di Alleanza Nazionale. Secondo: nel vertice di Arcore di un paio di mesi fa sono stati fatti i nomi dei candidati e, insieme a Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna e a Jole Santelli in Calabria, è stato anche deciso Fitto in Puglia e Francesco Acquaroli nelle Marche per FdI e Stefano Caldoro in Campania per Forza Italia.

La Russa è stato chiaro sul fatto che in quella sede Salvini abbia dato il suo ok, prendendo solamente tempo per parlare con i suoi sul territorio. Ora - sempre seguendo il ragionamento dell'ex ministro della Difesa - se il segretario del Carroccio vuole soltanto aspettare per dare il via libera, facendo rientrare i malumori dei leghisti pugliesi, bene, altrimenti se Salvini intende usare i risultati del 26 gennaio per mettere tutto in discussione, il rischio è che in discussione finisca addirittura il Centrodestra.

Fratelli d'Italia è ormai ampiamente il secondo partito della coalizione e al momento ha soltanto l'Abruzzo, una miseria rispetto alle percentuali da record raggiunte da Meloni. E per FdI sarebbe comunque ancora poco se si aggiungessero Puglia e Marche. Senza contare che la Lega, oltre alle attuali Regioni tra cui la Lombardia, ha già portato a casa per maggio la riconferma sicurissima di Luca Zaia in Veneto, quella molto probabile di Giovanni Toti in Liguria, considerato di fatto quasi una costola di Via Bellerio (soprattutto con il proporzionale con sbarramento al 5%) e la candidatura leghista per la presidenza della Toscana.

Ed è proprio sulla Regione di Matteo Renzi che il Carroccio potrebbe provare a tentare lo scambio con Meloni, offrendo a Giovanni Donzelli (popolare volto televisivo) la sfida al Pd e al Centrosinistra in Toscana per piazzare un leghista in Puglia. Ma in FdI bollano questa ipotesi come "impraticabile" prima perché Donzelli non è interessato, ma soprattutto perché - vista anche la corsa solitaria di Italia Viva e Azione di Carlo Calenda - il duello con Michele Emiliano è decisamente più semplice di quello in Toscana.

Anche l'altra ipotesi - sottrarre dopo il 26 una Regione a Forza Italia proponendo il meloniano Edmondo Cirielli in Campania per un leghista in Puglia - è altrettanto impraticabile. Fermo restando che in Calabria comunque gli azzurri si aspettano un risultato a doppia cifra e che in Emilia Romagna la vittoria di Borgonzoni non è affatto certa, la Campania è l'unica Regione del Mezzogiorno e d'Italia dove nei sondaggi il partito di Silvio Berlusconi regge bene e dove ha anche un candidato, Stefano Caldoro, in corsa da tempo e con ottime chance di sconfiggere il Centrosinistra. E quindi né Forza Italia né Fratelli d'Italia accetterebbero questo scambio.

In definitiva resta soltanto l'ok della Lega a Fitto in Puglia e Acquaroli nelle Marche, altrimenti - al di là delle battaglie comuni su caso Gregoretti, no al proporzionale e prescrizione - il Centrodestra e in particolare i due partiti sovranisti andrebbero incontro a una crisi profonda dalle conseguenze imprevedibili.