Politica

La lunga marcia del Quarto Stato: alle radici della Festa del Lavoro

di M. Alessandra Filippi

Da una società dei consumi a una società del benessere

Fra gli innumerevoli elementi rivoluzionari di quest’opera c’è quello di aver dato voce e forma a una classe emergente che fino ad allora non aveva mai avuto dignità di rappresentazione. Ha valore universale, e ha una carica innovativa dirompente, come dirompente è la forza sprigionata da questo fiume di umanità che sembra avanzare lento ma inesorabile, proprio come la corrente di un corso d’acqua. L’altro elemento centrale, aggiunto nei bozzetti e nelle varie prove eseguite fra il 1895 e il 1898, è la figura femminile con il bimbo in braccio. Una Madonna laica, unica nel suo genere, discendente diretta delle Madonne del popolo raffigurate da Caravaggio, collocata in quella che solo apparentemente è una posizione subordinata alla massa dei lavoratori, ma che tuttavia incarna un ruolo da protagonista, novella allegoria di tutta l’umanità. Un fermo immagine potentissimo cristallizzato in un poema scritto sul margine della tela dallo stesso Pellizza:

«S'ode ... passa la Fiumana dell'umanità

genti correte ad ingrossarla. Il restarsi è delitto

filosofo lascia i libri tuoi a metterti alla sua

testa, la guida coi tuoi studi.

Artista con essa ti reca ad alleviarle i dolori colla

bellezza che saprai presentarle

operaio lascia la bottega in cui per lungo lavoro ti

consumi

e con essa ti reca

e tu chi fai? La moglie il pargoletto teco conduci

ad ingrossare

la fiumana dell'Umanità assetata di

giustizia - di quella giustizia conculcata fin qui

e che ora miraggio lontano splende».

Il povero Pellizza in vita non si vide mai riconoscere il valore straordinario dell’opera che con tanta fatica e tormento aveva creato. Solo molti anni dopo la sua morte le venne riconosciuto il titolo di simbolo di tutto il Novecento.

Come vedete, la vita sa essere crudelmente ingiusta: premia gli assassini e i pavidi, e condanna i giusti, e spesso e volentieri anche gli artisti troppo visionari e preveggenti. La storia è disseminata di simili casi e sarebbe interessante se un giorno qualcuno si prendesse la briga di riordinarli tutti in un libro dedicato alle iniquità e soprusi alla base dell’età contemporanea.

Nell’attesa potremmo provare, ognuno nel suo piccolo, a ragionare su quelle presenti. provando a riflettere sul cambio di paradigma incontro al quale stiamo andando e con il quale siamo chiamati a misurarci.

Occorre una presa di coscienza, una conversione, come direbbe il papa: non pensare più in termini di crescita ma di progresso.

Trovare il coraggio di passare da società alle dipendenze dell’Economia ad una in cui l’economia è alle dipendenze della vita.  In estrema sintesi, da una società dei consumi a una società del benessere.