Politica

Quirinale, Berlusconi divisivo. Crescono le quotazioni di Gianni Letta

di Paola Alagia

Consigliere più fidato del Cav e uomo dalle relazioni trasversali. Zio di Enrico Letta, buoni rapporti con Di Maio e i renziani…



Why not Gianni Letta, insomma, per Italia viva. E dalle parti del Partito democratico? Senza voler tirare in ballo i rapporti familiari con il segretario dem, che è nipote del più volte sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei governi Berlusconi, “non sarebbe un’ipotesi del tutto peregrina. Soprattutto vista l’attuale difficoltà a fare massa critica con il M5s”, ammette il parlamentare Pd.
Rimane la grande incognita del Movimento, appunto. Ma pure qui quello di Letta sarebbe un nome non inviso a tutti i pentastellati. “Qualche fiche tra i grillini il braccio destro di Berlusconi ce l’ha - dicono ad Affari -. Tanto per cominciare, dalla sua avrebbe i buoni rapporti con Luigi Di Maio, che non è proprio defilato nella partita del Colle…”. In effetti, l’ex capo politico M5s lo ha conosciuto personalmente a luglio dello scorso anno. Una notizia che allora fece rumore, costringendo il ministro degli Esteri a scrivere una lettera al Fatto Quotidiano per giustificare l’agenda dei suoi incontri, trincerandosi dietro un “un sano e tradizionale spirito dialogante”.

La paura del voto, poi, farebbe il resto. Lo spirito di autoconservazione da parte dei parlamentari, venuta meno persino la più flebile speranza di convincere Sergio Mattarella a sacrificarsi anche solo a tempo, avrebbe la meglio. “Allora sì che l’ancora di salvezza per tutti potrebbe essere Gianni Letta”, ragiona un eletto di lungo corso. Il fatto, infine, che non sia mai stato parlamentare sarebbe un altro elemento a suo favore, ma soprattutto a favore dei peones più recalcitranti. “Sarebbe l’appiglio giusto per costruirci sopra la narrazione del perfetto uomo bipartisan”.
Un paio di ostacoli, in realtà, ci sarebbero comunque: da un lato il carattere schivo di Letta stesso, una vita a lavorare lontano dai riflettori, e dall’altro il rapporto di fedeltà con Berlusconi che gli impedirebbe anche solo di pensare a un’ipotesi del genere: “Quando il Cav si renderà conto di non poter sfondare, sarà lui per primo a fare il nome del fidato consigliere. Come del resto, ha già fatto nel 2006 nell’elezione che poi incoronò Giorgio Napolitano. Berlusconi è un uomo intelligente e saprà farsi i suoi calcoli. Uno su tutti: la nomina assicurata a senatore a vita con il suo braccio destro al Quirinale. Non poca cosa, direi…”.