Politica
Quirinale, Draghi (se non viene eletto lui) sponsorizza Amato. Inside
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A poche ore dall'annuncio della data dell'avvio delle votazioni in Parlamento per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, impazza il toto-Quirinale. Scontatissimo il tramonto definitivo dell'ipotesi Mattarella-bis, esclusa da tutto il Centrodestra dopo le parole del Capo dello Stato la sera del 31 dicembre 2021 nel discorso di fine anno. Stando a fonti qualificate di maggioranza, incrociate tra loro, Mario Draghi continua ad avere la golden share della partita del Colle e se il suo auspicio di diventare presidente della Repubblica diventasse una candidatura ufficiale i leader dei partiti di governo non potrebbero far altro che assecondare questa richiesta del premier. Ma due sono gli ostacoli verso SuperMario al Colle.
Il primo è il pericolo franchi tiratori, disseminati in tutte le forze politiche, per il timore di ritorno veloce alle urne (e perdita di un anno di lauto stipendio). Il secondo ostacolo è l'estrema difficoltà a trovare un altro presidente del Consiglio che possa tenere insieme questa maggioranza eterogenea e litigiosa. Né Colao, né Cartabia, né Franco - a detta di molti parlamentari - avrebbero quella forza che ha oggi Draghi per mettere d'accordo le varie anime dell'esecutivo, soprattutto nell'anno che precede il voto e con la prossima Legge di Bilancio da scrivere praticamente in campagna elettorale. Insomma, SuperMario ha la golden share ma il suo nome rischia davvero di portare al voto in primavera.
Il vero inside gustoso di inizio anno, confermato da più parti, è che se Draghi non riuscisse a traslocare da Palazzo Chigi al Quirinale spenderebbe la sua influenza e la sua autorevolezza con i partiti della maggioranza per sponsorizzare la candidatura di Giuliano Amato. SuperMario - dicono in Parlamento - considera l'ex presidente del Consiglio (due volte) ed ex ministro del Tesoro (due volte) una sorta di maestro su come muoversi e vivere nelle istituzioni, una figura sia politica sia tecnica che gode di piena e totale fiducia e stima da parte dell'ex numero uno della Banca Centrale Europea. Amato verrebbe certamente votato (almeno ufficialmente) da Pd, Forza Italia, renziani e centristi vari e (seppur senza troppo entusiasmo) dal Movimento 5 Stelle. Resta l'opposizione della Lega per il prelievo forzoso del 1992. Scontato anche il no di Fratelli d'Italia.