Politica

Rai, i 5 Stelle blindano Carboni. Contro il Tg1 asse Lega-Pd-renziani

Alberto Maggi

Che cosa c'è dietro lo stop alle nomine. E Salini è più debole

Il nodo del direttore del Tg1 continua a bloccare le nomine Rai e i piani dell'amministratore delegato Fabrizio Salini. Il cda di ieri, martedì 12 novembre, ha deciso di non decidere e alla vigilia del consiglio è stato cambiato all'ultimo secondo l’ordine del giorno inserendo l’audizione dell’ad di RaiCom Monica Maggioni sulla riorganizzazione della società e il progetto di un canale in inglese e altri argomenti meno delicati.

A chiedere che Giuseppe Carboni lasci la poltrona del telegiornale dell'ammiraglia Rai si è saldato un inedito asse tra la Lega, il Partito Democratico e Italia Viva, visti soprattutto gli ascolti deludenti e l'inefficacia di alcuni correttivi che il direttore ha messo in atto ma che secondo la maggioranza dei partiti rappresentati in Parlamento sono stati ininfluenti. Il problema è che il Movimento 5 Stelle ha scelto di fare quadrato e di difendere a spada tratta Carboni opponendosi al suo siluramento. Una posizione che mette in imbarazzo Salini e che a cascata blocca tutto.

Il blitz della Lega con l'interrogazione parlamentare sul possibile conflitto di interessi di Salini - che nel 2018 e fino alla nomina di ad della Rai ricopriva il ruolo di Chief Operation Officer della 'Stand by me', società di produzione televisiva e multimediale indipendente che intratterrebbe tuttora rapporti attivi e passivi con la Rai e soprattutto pare con RaiTre - ha colpito nel segno. Il Carroccio attende la risposta del manager in quota M5S intanto si gode un altro successo ovvero quello di aver puntato i piedi contro le nomine che avrebbero anticipato l'entrata in vigore del nuovo piano industriale - quello che introduce le direzioni di genere svuotando di fatto le direzioni di rete - frutto, dicono i leghisti, di una lottizzazione di potere tra Pd e 5 Stelle. Salini aveva risposto che fino a metà novembre non sarebbe potuto andare in Vigilanza per "altri impegni", sperando di varare prima le nomine. Ma il nulla di fatto nel cda del 12 novembre ha guastato i piani dell'ad della Rai.

Altro nodo aperto è la direzione di RaiDue vista l'uscita certa di Carlo Freccero. A contendersi la poltrona sono Ludovico Di Meo, sostenuto dal consigliere di Fratelli d’Italia Giampaolo Rossi, e il decano della tv pubblica Antonio Marano (in corsa anche per la direzione di RaiUno), leghista della prima ora, in Rai sin dai tempi di Umberto Bossi e che potrebbe arrivare a dirigere una direzione anche senza l'appoggio della Lega, dà tempo fredda nei suoi confronti. Fonti di Via Bellerio spiegano come FdI si stia comunque riposizionando e dopo gli affondi del Carroccio contro Salini il dialogo tra il partito di Giorgia Meloni e l'ad della Rai sarebbe meno assiduo. Tra FdI e Lega i rapporti, almeno sulla tv statale, non sono mai stati ottimi ma negli ultimi giorni Fratelli d'Italia si starebbe riavvicinando al Carroccio isolando Salini.

Tra gli altri problemi in Viale Mazzini ci sono anche i rapporti gelidi tra Salini e la direttrice di RaiUno Teresa De Santis, difesa invece da Matteo Salvini e dalla Lega. Da decidere le sorti di Nunzia De Girolamo, l’ex deputata di Forza Italia in predicato per la conduzione di un programma sulla prima rete. La pratica è passata sulla scrivania del capo delle risorse artistiche Andrea Sassano nel tentativo di sbloccarle il contratto.