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Recovery Fund, Ciocca (Lega): L'Italia non può aspettare i tempi di Bruxelles

"Dalla Presidente Von Der Leyen neanche una parola per piccole e medie imprese, agricoltura, turismo e ristorazione"

foto Ciocca in aula con simbolo ID (1)
 

“Le perplessità legate alla proposta della Commissione europea di ieri sono molte, prima fra tutte i tempi di attuazione. L’Italia non può più aspettare i tempi di Bruxelles, le risorse devono arrivare subito non nel 2021". Così l’onorevole Angelo Ciocca (Lega) sul piano Next generation Eu (Recovery Fund) presentato dalla Presidente Von der Leyen al Parlamento europeo riunito in seduta plenaria. 

"I 750 miliardi, i  grandi numeri di cui sentiamo parlare sono solo una proposta della Commissione  - continua Ciocca - che dovrà ricevere l’approvazione unanime il 19 giugno dal Consiglio europeo. Capite come i tempi siano lunghi e la strada per un accordo comune su queste cifre ancora lontana".

Come se non bastasse, l'europarlamentare leghista sottolinea che "tra i modi per finanziare questo piano si pensa di introdurre nuove tasse europee come la tassa sulla plastica che come sappiamo metterebbe in crisi interi comparti produttivi nel nostro Paese. Questa potrebbe essere invece l’occasione per tassare davvero le grandi multinazionali del web che generano miliardi di utili e pagano cifre irrisorie di tasse, ma ho dei seri dubbi che alcuni Paesi diano l’ok a questa proposta che alla fine si tradurrà molto realisticamente in tasse per le nostre imprese e quindi per i cittadini".

La Presidente Von Der Leyen ha parlato di priorità ferme ad un mondo prima del Covid19 come Green deal e digitalizzazione, ma "neanche una parola per piccole medie imprese, agricoltura, turismo e ristorazione. Una parte di questo piano inoltre dovrebbe essere finanziata anche dal bilancio europeo di cui l’Italia è contributore netto; mi auguro che nessuno pensi di prestare oggi risorse per chiedere domani un aumento del contributo italiano. Dopo mesi quindi - conclude Ciocca - ancora un nulla di fatto se non la ripartenza del teatrino europeo. Numeri, cifre virtuali che non vedono mai la luce se non sui tavoli di Bruxelles.”