Referendum, cambiare per il peggio non è un cambiamento
Di Dom Serafini
Per il referendum costituzionale del 4 dicembre ho votato “No” ed ho inserito la scelta su Facebook, invitando gli italiani all’estero a fare altrettanto (questi votano per posta ed hanno giá ricevuto la scheda elettorale). Il risponso é stato quasi immediato con il risultato di sette “like” con quattro “share”, tre contrari e due neutri.
Considerando che su 717 miei “amici”, gli italiani sono 200, a livello statistico il responso é stato del 6,5% (13 commenti totali), quindi non ha rilevanza statistica visto che sia le dimensioni del campione che il numero dei rispondenti sono bassi. Peró, prendendolo alla larga come “orientamento di voto” possiamo dire che il 23% é per il “Si”, il 61,5% é per il “No”, ed il 15% é indeciso.
La parte piú interessante del risultato é il tipo di commenti ricevuto. Ad esempio un “amico” fa intendere che sono per il “No” perché come ex candidato al Senato con il voto degli italiani in nord e centro America, non appoggerei la trasformazione. Un altro spiega che “Quel che é certo, certissimo, é che con il ‘No’ tutto rimane esattamente cosí com’é ora, esattamente l’Italia immobile degli ultimi 50 anni.
Era un’ottima Costituzione nel 1948, ma l’Italia di allora usciva da una guerra sciagurata e da una dittatura di 20 anni. E tutti i tentativi di cambiare, modificare, aggiornare la Costituzione nei decenni scorsi sono falliti. Ricordi le varie, eterne, Commissioni Bicamerali? Ricordi il costante ping-pong fra le due Camere con una legge che doveva essere nuovamente votata dall’altro ramo del Parlamento se veniva anche solo aggiunta una ‘o’ o una ‘e’? Ricordi l’inutilitá di raccogliere le firme in appoggio di una legge di iniziativa popolare? (Bastavano 50 mila firme per farla discutere in Parlamento). Peccato che mai in questi 50 anni é successo che una proposta di legge di iniziativa popolare sia mai stata discussa. Qualcosa deve cambiare, in questo Paese dove non cambia mai nulla ... ”
Le mie ragioni per il “No” si basano su diversi punti, ma i due cardinali sono che questa non é una vera riforma, bensí solo un “smoke screen” per non realizzare quelle vere (tanto gli italiani si accontentano, basta che ci sia un cambiamento), e che non bisogna cambiare sapendo che si va verso il peggio.
Adesso il potere decisionale dei cittadini é del 50%; se vincesse il “Si” questo si azzererebbe! Con il “Si” i partiti (senza quel poco che ai cittadini rimane) avrebbero il 100% del potere. Detto in un’altra maniera: ora la corruzione in Italia é legalizzata al 50% (prescrizione, segreto bancario, privacy...), con la vittoria del “Si” la corruzione verrebbe legalizzata al 100%.
La domanda é: restare cosí con un dato noto (corruzione legalizzata al 50%) o rischiare di portarlo al 100%? Inoltre, il numero dei politici non verrebbe eliminato, solo il controllo dei cittadini. Per finire, il “Si” é incostituzionale. Una vera riforma sarebbe l’eliminazione di tutte le leggi che legalizzano la corruzione ed il voto al politico, non al partito. Su questo punto, uno degli “amici” dissente, ma per me é chiaro che la Corte Costituzionale ha rinviato la decisione sulla legittimitá costituzionale della riforma e in precedenza ha dichiarato che l’attuale Parlamento é illegittimo perché incostituzionale é la legge con cui é stato eletto.