Politica

Referendum trivelle/ Perché Renzi invece di esultare attacca

Capacità di un politico è anche differire lo scontro. Così sorprende che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, vincitore del referendum sulle trivelle – il governo puntava sull’astensione e ha votato il 31,2% degli aventi diritto (con vittoria dei sì all’85,5%) facendo fallire il quorum - invece di esultare, attacchi: “La demagogia non paga”.

Renzi non si annovera tra i vincitori: “I vincitori sono gli ingegneri e gli operai, lavoratori delle piattaforme". Poi se la prende coi promotori: "Gli sconfitti ci sono. Sono quei consiglieri regionali e alcuni presidenti di Regione che hanno voluto cavalcare questo referendum per esigenze personali”.

Un riferimento è il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che sottolinea tre aspetti importanti: “

1 - Il premier dovrebbe avere più rispetto di chi come me è stato eletto dal popolo;

2 - hanno votato oltre 15 milioni di italiani;

3 - noi da lì ripartiremo, per chiedere una legge sulle lobby”.

Probabilmente Renzi, anche in vista del referendum confermativo di ottobre sulla riforma costituzionale, pretende un’armonia (“E’stato uno strumentale tentativo di creare polemiche. La demagogia non paga, basta con l’odio”), che non può esistere in democrazia. Concetto espresso ancora dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: “Deve accettare che non tutti gli battano le mani quando prende una posizione”.

Anche per questo media e talk, anch’essi nel mirino di Renzi (tanto da far spazientire Enrico Mentana nel suo speciale: "Due parole sul premier: ha ragione a dire chi ha vinto, ma la deve smettere di dare la colpa alla televisione e ai talk show. La tv informa”), dovrebbero evitare attacchi qualunquistici e strumentali, che alla fine si traducono in spot elettorali inconsapevoli e talvolta persino adulatori, ma informare nel merito con libertà di critica ed espressione.

Ernesto Vergani