Renzi, chi semina vento raccoglie... tornado. Ma la scissione è troppo
Meglio che il Pd non si spacchi. Che si tolleri ancora Renzi. Chissà che col tempo non si ravveda oppure che non si riesca ad eliminarlo senza spargere sangue
Di Gianni Pardo
Un matrimonio assolutamente felice è quello in cui due persone stanno bene insieme senza sforzo, senza doversi perdonare nulla, senza il minimo sacrificio. Ma questo tipo di unione non esiste. Nella realtà, il matrimonio felice è quello in cui i due coniugi sono lieti di stare insieme, tanto da considerare come una disgrazia l’idea di essere separati; e proprio per questo sono disposti a una serie infinita di concessioni, di tolleranze, di sforzi di sopportazione. Se questa è la definizione del matrimonio felice, figurarsi che cosa viene fuori quando il matrimonio si rompe e gli interessati si sentono liberi di riversare sull’altro le recriminazioni, le accuse, i rancori accumulati in silenzio. Una volta che il primo dà la stura al festival dell’acrimonia, anche l’altro proclama tutti i suoi motivi di risentimento e il risultato – che gli avvocati divorzisti ben conoscono – è che i due si sbranerebbero volentieri. E spesso scendono a livelli di bassezza che prima non avrebbero immaginato neanche contro estranei.
Anche nelle scissioni dei partiti si ha la spinta all’inversione dei comportamenti. Prima si tendeva a nascondere i dissensi e a sottolineare la concordia, poi si ha tendenza a sottolineare i motivi del dissenso, sia per giustificare la rottura, sia per differenziarsi dalla casa di provenienza.
Rispetto ai matrimoni, nei partiti ci sono due motivi in più per rompere l’unità. Il più banale è quello della carriera. Il leader degli scissionisti dall’oggi al domani non è più il numero otto, sette, sei, e diviene il numero uno. Quello che i giornalisti andranno ad intervistare.
Poi c’è il motivo che nasce dalla natura stessa dei partiti, e cui devono la loro stessa pluralità: sono molti perché molte sono le opinioni. Contrariamente a quanto spesso si immagina, nelle varie formazioni non convivono persone che la pensano esattamente allo stesso modo; ma persone che mettono la sordina ai loro punti di dissenso (quelli che poi vengono gridati nei congressi) pur di stare insieme. Così, quando riguardo a ciò che costituisce il nocciolo del partito, il contrasto fra la propria interpretazione e quella che ne dànno gli altri diviene insanabile, si ha la scissione. E in questi casi tanto quelli che vanno via quanto quelli che restano sono convinti di essere anche i fedeli interpreti della dottrina e per questo si dànno vicendevolmente del “traditore”.
Nei divorzi e nelle scissioni la concordia genera la discordia, la stima si tramuta in disprezzo e addirittura – in qualche caso – l’amore degenera in odio. Non tutte le scissioni sono uguali, però. Quando Rifondazione Comunista si staccò dalla casa madre aveva ottimi motivi: infatti, dopo tanti decenni, si rinunciava al dogma fondante, il comunismo. Viceversa, la scissione attualmente ipotizzata nel Pd, e di cui si parla su tutti i giornali, è più sconfortante. Infatti alla base di tutto non c’è – se non in secondo piano - un contrasto dottrinario, ma uno scontro di persone.
Che il modo di comportarsi di Matteo Renzi sia stato difficile da sopportare, per chiunque, a me è sembrato evidente per mesi ed anni. Non è passato giorno che non abbia denunciato la “hybris” di questo giovane. Ma che essa potesse poi provocare nei suoi colleghi un tale astio da essere disposti a spaccare il partito, pur di eliminarlo, e magari ad avviarsi alla propria personale insignificanza, non l’avrei immaginato. Prima, solo e anonimo, ho avuto la sensazione di esagerare in severità, denunciando la straordinaria arroganza e la provocatoria iattanza di questo leader; oggi mi sento annichilito dall’ampiezza della reazione altrui.
Renzi è l’Uomo Nero, l’origine di ogni disastro, il cancro da estirpare dal Partito Democratico, se si vuole che il partito sopravviva. Una guerra di religione. Gli fosse andato bene il referendum, nessuno avrebbe osato contestarlo. Si sa che chi semina vento raccoglie tempesta, ma che si potesse anche raccogliere un tornado non l’avevamo visto.
O forse sì: l’Italia, dopo essere stata coralmente fascista, è divenuta così antifascista da uccidere Mussolini migliaia di volte l’anno, dopo il 1944. Oggi addirittura abbiamo l’Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani, in cui non ci sono partigiani, ma si lotta ancora contro il fascismo.
Il mio desiderio – dal momento che i fuorusciti di solito rimangono soli al freddo – è che il Pd non si spacchi. Che si tolleri ancora Renzi. Chissà che col tempo non si ravveda. Oppure chissà che, col tempo, non si riesca ad eliminarlo senza spargimento di sangue.
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