Politica
Rai, ennesima frattura tra Renzi e la minoranza dem
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Un consiglio di amministrazione Rai di basso profilo è uscito dalla Commissione di Vigilanza. Il Centrodestra è riuscito ha portare a casa due consiglieri (Diaconale e Mazzucca), i centristi della maggioranza hanno avuto il loro posticino con Messa e il Movimento 5 Stelle ha eletto, come indicato, Freccero, anche con i voti di Sel. Ma il dato politico di quanto accaduto sui vertici della tv di Stato, che storicamente è lo snodo chiave per comprendere i futuri equlibri nel Palazzo, è l'ennesima frattura tra il premier e la minoranza dem. I dissidenti hanno puntato su De Bortoli (certo non gradito a Renzi) sperando che su tre nomi in quota Pd il segretario ne lasciasse almeno uno alla sinistra interna. Invece niente. Renzi non aveva alcuna intenzione di mediare. E così è stato. Il voto in Vigilanza è quindi un ulteriore step verso il divorzio tra i renziani e i vari Cuperlo, Bersani, Speranza, Bindi e Gotor. La tensione è destinata a salire ulteriormente e a poco servirà la pausa estiva. Il vero nodo sono le riforme istituzionali che arriveranno a Palazzo Madama tra settembre e ottobre. La maggioranza, considerando anche l'Ala di Denis Verdini, ha 17-18 voti di margine al Senato e i ribelli del Pd sono tra 20 e 25. Se quindi il premier non dovesse concedere modifiche sufficienti per la minoranza si potrebbe davvero arrivare a una clamorosa bocciatura delle ddl Boschi (difficile che Berlusconi salvi Renzi, salvo un probabile ulteriore crollo di Forza Italia nei sondaggi). Un flop sulle riforme costituzionali - spiegano fonti dem - porterebbe quasi certamente alle dimissioni di Renzi e alla richiesta di elezioni anticipate a febbraio. Mattarella, però, con la Camera che ha l'Italicum e il Senato il Consultellum cercherebbe prima di far nascere un nuovo esecutivo di larghe intese, guidato magari da un fedelissimo di Renzi più 'soft' dell'ex sindaco di Firenze, ovvero il ministro dell'Infrastrutture Delrio.