Politica
Renzi non ha i numeri al Senato. Si rafforza l'ipotesi elezioni
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Questa volta si mette davvero male per il premier Matteo Renzi. L'appuntamento è per fine settembre quando a Palazzo Madama arriverà in Aula il ddl Boschi. Il segretario del Partito Democratico, pur disponibile a piccole modifiche, continua a dire - anche e soprattutto per bocca dei suoi due vice, Serracchiani e Guerini - no al Senato elettivo. Il problema è che la minoranza Pd (i dissidenti sono addirittura arrivati a 28) e le opposizioni, favorevoli a cambiare il ddl per reintrodurre l'elezione diretta dei senatori, hanno superato quota 160. In sostanza, se davvero tutti votassero insieme Renzi e il Pd non avrebbero i numeri. Gli emendenti sono più di 500mila e in molti casi il voto sarà segreto. Traduzione: per il premier-segretario la clamorosa bocciatura non è più fantapolitica. Anzi, è decisamente probabile. Nel mese di agosto i pontieri cercheranno un'intesa con al sinistra dem ma, salvo ripensamenti di Palazzo Chigi, le posizioni resteranno distanti. I verdiniani, tra cui si registra già qualche defezione, non sono sufficienti per "salvare" Renzi e la maggioranza. L'unico che potrebbe intervenire in sostegno del presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi, ma difficilmente l'ex Cavaliere aiuterà il Pd, pena un probabile crollo di Forza Italia nei sondaggi al 5%. Che succederà quindi? C'è chi sostiene che Renzi stia cercando di proposito l'"incidente" per portare il Paese alle urne, trasformando le elezioni politiche anticipate in un sondaggio su stesso. Ovviamente nessuno della minoranza dem verrebbe ricandidato. Attenzione, però, considerando anche la legge elettorale (l'Italicum vale solo per la Camera) Sergio Mattarella, in caso di dimissioni del governo, cercherebbe di far nascere un esecutivo del Presidente e di larghe intese. I nomi sono quelli di Laura Boldrini (per un allargamento verso Sel e M5S), di Graziano Delrio (per un governo fotocopia di quello attuale ma meno politico) e di Giuliano Amato (per un coinvolgimento diretto di Forza Italia). Ai primi di ottobre la sfida finale e questa volta Renzi, forse facendolo di proposito, non ha fatto bene i conti a Palazzo Madama.