Politica

Rousseau addio? “Una liberazione”. Nessun rimpianto per Casaleggio. Anzi…

di Paola Alagia

Viaggio tra i parlamentari M5s dopo il divorzio dalla piattaforma

Il divorzio tra Rousseau e il Movimento cinque stelle da oggi, dopo il post vergato dall’associazione sul Blog delle Stelle, è ufficiale. Un epilogo già scritto, in realtà. “Era nell’aria da parecchio”, come raccontano diversi parlamentari M5s ad Affaritaliani.it. Seppur con sfumature diverse, comunque, il mood prevalente a Palazzo è quello di “una vera e propria liberazione”. “Era ora - racconta un deputato di lungo corso – E’ da tempo che non ci sono più le condizioni per andare avanti. Da quando Rousseau ha dismesso i panni del gestore con le sue ripetute ingerenze politiche”.
Anche tra chi all’interno della piattaforma ha fatto parte del Team del Futuro adesso prevale la “rassegnazione per un finale di partita che non poteva più essere cambiato”. Ad ammetterlo è una fonte parlamentare che già l’estate scorsa aveva tentato la strada del dialogo con i vertici dell’associazione “per trovare un punto di caduta e per impedire che la situazione diventasse, come poi è accaduto, irrecuperabile”: “Dopo i ripetuti attacchi rivolti indistintamente ai parlamentari sulla questione dei soldi - tira oggi le somme - e dopo una serie di decisioni prese da Rousseau senza neppure informare il Movimento, ho capito che mancava la volontà di conciliare e che l’associazione aveva deciso di andare per la sua strada. Insomma, la decisione è stata unilaterale”.


Nel redde rationem che si trascina ormai da mesi, ora però i parlamentari Cinque stelle sfilano i grani del rosario senza più alcuna remora e lanciano un pesante j’accuse a Rousseau.
Puntano l’indice soprattutto sulla sospensione di diversi servizi non concordata con il Movimento ed anche su altrettante iniziative tenute a battesimo senza informare gli eletti. Nel primo caso è successo, per esempio, con alcune attività legate allo “Scudo della Rete”, nato per tutela legale di iscritti ed eletti M5s dalle cause intentate contro di loro. “E’ accaduto a ottobre scorso - è lo sfogo raccolto da Affaritaliani -. Ci venne detto che il motivo erano i mancati versamenti dei parlamentari. Cosa non vera, visto che la tutela legale era alimentata dai 300 euro mensili versati dai consiglieri regionali”.

Ma poi ci sono tutte le iniziative che non sono state in alcun modo condivise con il Movimento. E qui l’elenco si fa lungo: “E’ il caso degli ‘Ambasciatori della partecipazione’, ma anche del lancio delle sedi digitali, uno strumento di sostegno al territorio e di risposta agli attivisti ma sul quale il M5s non è stato consultato”, racconta una deputata dietro garanzia di anonimato. “E che dire della ‘Rousseau open Accademy’, la scuola di formazione voluta da Davide Casaleggio e lanciata nell’agosto 2018? - rincara la dose un altro deputato -. Ma soprattutto, vogliamo parlare della nuova funzione lanciata dall’associazione con il tasto ‘mi fido’?”. Proprio su quest’ultima iniziativa le critiche contro Milano si fanno più aspre: “E’ stata vissuta come una forma di sfida e messa alla prova dell’operato dei parlamentari, l’ennesima ingerenza di Rousseau”.

Naturalmente, poi, è la questione dei versamenti a mandare su tutte le furie i parlamentari: “Intanto, è profondamente sbagliato fare di tutta l’erba un fascio – si sfoga un eletto in regola con le rendicontazioni – La richiesta di 450mila euro da parte di Rousseau, inoltre, tiene dentro anche le mancate restituzioni di chi ha lasciato da tempo il Movimento. Come si può pretendere da tutti noi di saldare debiti fatti da altri?”.
Un parlamentare pentastellato di peso arriva addirittura a dire che questa richiesta è solo la plastica dimostrazione di un business plan sbagliato. Che piano hanno redatto a Milano se non hanno messo in conto un margine legato proprio ad eventuali espulsioni e addii?”.

Proprio il business plan finisce nel mirino pure per le votazioni: “Se ne avessimo fatte 30-40 l’anno, visto che Rousseau ci tiene a sventolare il vessillo della democrazia diretta, con quali soldi le avrebbe sostenute? Diciamo le cose come stanno: sono stati fatti investimenti sbagliati, a cominciare dalla bella sede. E la responsabilità non può ricadere su di noi, ma su chi li ha fatti” Dall’altro lato, tuttavia, l'associazione lamenta una “enorme mole di debiti cumulati dal Movimento”, da cui sono discese pure le procedure per la cassa integrazione per il personale. Come la mettiamo? “E’ solo un modo basso di parlare alla pancia delle persone. E’ l’ennesimo tentativo di scaricare errori di mala gestione sui parlamentari - continua -.  Un esempio su tutti: hanno voluto investire sulla ‘struttura mouse’, la tenda gonfiabile da portare in giro sul territorio, e poi però tutte le spese a latere, a cominciare dall’occupazione del suolo, sono state a carico degli eletti. Questo vogliamo dirlo oppure no?”.

Insomma, gli animi restano accesi. Non manca chi, comunque, è dispiaciuto. Ma anche in questa ristretta cerchia spiegano: “E’ un dispiacere legato ai rapporti interpersonali. Tutto qui. Alla fine, infatti, le ingerenze politiche non erano più tollerabili”. Dello stesso avviso, infine, pure un parlamentare al primo mandato che dovrebbe vivere con maggiore distacco l’intera vicenda: “All’inizio, tanti come me alla prima legislatura, non hanno dato peso all’intera vicenda. Sono stato sempre convinto che le ragioni di questa rottura fossero da rintracciare in rapporti personali che si sono via via logorati. Resto convinto di ciò. Le ingerenze politiche, tuttavia, non potevano lasciarmi indifferente. Ultima quella durante le giornate difficili della formazione del governo Draghi. Quella forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Secondo il parlamentare, comunque, “alla fine Davide Casaleggio era solo un gestore. Si tratterà semplicemente di trovarne uno diverso. Il sistema, infatti, rimane. Cambierà solo chi lo gestisce. E’ chiaro, però, che serve un’alternativa e serve al più presto”. E su questo aspetto, come evidenziano ad Affari diverse fonti M5s, “il percorso è già avviato. Ci sono già contatti con un’altra piattaforma”. Una conferma che arriva infine dal post social del Movimento in risposta all’annuncio di rottura di Rousseau: “Il Movimento cinque stelle, nell’ambito del nuovo progetto politico in corso di definizione - scrivono i pentastellati -, ha avviato tutte le procedure necessarie per dotarsi degli strumenti digitali necessari ad assicurare la partecipazione degli iscritti ai processi decisionali”.