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Politica
Salis, Mattarella poteva risparmiarsi una telefonata inutile e pregiudizievole

Caso Salis e la telefonata di Mattarella: il commento 

Amatissimo Signor Capo dello Stato, non capisco a che titolo lei, come leggo, abbia corrisposto telefonicamente ad una missiva dell’ansioso babbo della nota martire italiana in mani ungheresi: lei non è Zorro che ripara i torti e fa trionfare il bene; né tale sua iniziativa rientra nelle sue competenze istituzionali: lei risponde o fa rispondere a chiunque si rivolga a lei per chiedere aiuto? [...]. Lei si preoccupa anche di tutti i circa 2.600 italiani detenuti in una pluralità di Stati esteri, soprattutto extraeuropei? Non credo proprio. Lei conosce la mia devozione e l’immensa stima che ho per lei e, già prima, per il suo indimenticabile padre Bernardo e per i suoi fratelli Piersanti e Antonino.

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Non voglio pensare che tale sua iniziativa – inevitabilmente pubblica – sia stata da lei presa a sostegno della sua parte politica di riferimento, e cioè il PD. Premesso che l’ansioso babbo della martire italiana in Ungheria dovrebbe lui farsi un esame di coscienza sui valori che ha trasmesso alla figlia e non invitare il governo italiano a far esso un esame di coscienza, vi è che molto recentemente il Generale Raimondo Caria (un Soldato con la “S” maiuscola) è intervenuto sul problema in questione esponendo intelligentemente non tanto opinioni quanto numeri.

Ripropongo alla sua attenzione i dati numerici forniti dal Gen. Raimondo Caria che indicano la radicale differenza tra il nostro sistema giudiziario e quello ungherese.Ciò emerge dalle pronunce della Corte europea di Strasburgo dei diritti dell’uomo con riguardo al periodo 1959 – 2021:- l’Italia è il terzo Stato nella graduatoria degli Stati che hanno violato la Convenzione di Roma del 1950; dopo la Turchia e la Russia, è stata condannata 2.466 volte, l’Ungheria 614;- l’Italia è stata condannata 9 volte per tortura e l’Ungheria mai;- l’Italia è stata condannata 297 volte per violazione del “giusto processo” e l’Ungheria 33 volte;- l’Italia è stata condannata 1.203 volte per eccessiva durata dei processi civili e anche penali, l’Ungheria 344 volte.

Sempre il Generale Raimondo Caria ricorda che in Italia:
- più di un detenuto su tre è in custodia carceraria da più di sei mesi in attesa di giudizio;
- in Italia dal 1991 al 2022 vi sono stati circa 30.000 casi di errori giudiziari, circa 961 cittadini sono stati messi in carcere ogni anno, e condannati, ancorché innocenti;
- il sovra affollamento delle carceri italiane non riguarda soltanto i detenuti ma anche e soprattutto topi, scarafaggi e cimici, con un sovra affollamento del 119% rispetto agli spazi regolamentari;
- in Italia i casi di suicidio in carcere al 2022 sono stati 85 e il 40% delle carceri è stato costruito prima del 1900; non tutte le carceri (quasi la metà) dispongono di acqua calda o di doccia, né diete personalizzate e cure mediche adeguate. [...]

Illustre e amatissimo Signor Capo dello Stato, non ritiene che a giudicare dall’aspetto ilare e talvolta anche supponente, dall’abbigliamento e dai capelli curati della democraticissima fanciulla italiana tutto si può dire meno che sia maltrattata (a parte i ceppi alle caviglie e ai polsi come è tradizione specificamente dei nostri padroni americani, ma in realtà lo facciamo anche noi e lei sicuramente ricorderà l’identico caso dell’On. Enzo Carra tradotto in Tribunale in ceppi). Sono assolutamente certo che lei ben condivide la intrinseca ingiustizia del sistema giudiziario italiano che ci priva di ogni titolo per pretendere, nella nostra presunzione, di dar lezioni di democrazia e di civiltà a chicchessia.

Vede, egregio Mattarella, poteva ben risparmiarsi una telefonata non solo inutile ma anche pregiudizievole non solo per la Ilaria Salis, ma anche per lei stesso. Mi permetto di rivolgerle un suggerimento veramente pacificatorio per tutti: invece di perdere tempo al telefono, mangi anche lei uno di quei nostri bellissimi agnelli di martorana in questo giorno di Pasquetta.

*Professore ordinario di diritto delle Comunità europee, Università degli Studi di Roma "La Sapienza" e avvocato patrocinante davanti alle Magistrature Superiori, in Italia ed alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a Strasburgo.

 






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