Politica

Sangiuliano, il “corpo del capo” violato e quelle pericolose coincidenze

di Marco Scotti

La cicatrice sul cranio è metonimia di una cicatrice di un dicastero, così importante in Italia, che anche oggi vive sulle montagne russe

Sangiuliano e la profonda ferita alla testa, l’immagine plastica di un uomo alla deriva

Eccoci ancora una volta di fronte a un copione che non avremmo mai voluto leggere, tanto più perché riguarda l’Italia che conta, quella che dovrebbe essere guida, esempio, modello. Invece, è l’ennesima parabola di decadenza e abbandono morale. Gennaro Sangiuliano, un uomo di Stato, colpito al volto dalla sua amante con un oggetto contundente, come una rockstar d’altri tempi. L’immagine plastica di un uomo alla deriva, vittima delle sue stesse scelte, inchiodato da una passione pericolosa e da una relazione che non conosce scrupoli né pudore.

Qui non si parla di un errore d’impeto, di un cedimento momentaneo; parliamo di una dinamica che va avanti da tempo e che, a quanto risulta ad Affaritaliani, affonda radici in un’abitudine alla violenza e alla manipolazione. Prima ancora della denuncia di Sangiuliano, infatti, c’è un’altra segnalazione, depositata dai carabinieri, per un’aggressione subita da un personaggio noto della TV. Il copione si ripete, le circostanze sembrano identiche, e la protagonista è sempre lei: una figura femminile spregiudicata, disposta a tutto pur di ottenere ciò che desidera. Chi la conosce sa che non arretra di fronte a nulla, con una freddezza che sgomenta, una determinazione che travolge chiunque la circondi.

E lui? Sangiuliano appare come una figura tragicomica, completamente priva di controllo, in balìa dei suoi stessi impulsi e di una donna che prima lo ha elevato a idolo, poi lo ha letteralmente colpito quando l’illusione non le bastava più. È la caduta libera di un uomo che ha scelto di lasciarsi trascinare in questo abisso e che ora ne paga le conseguenze. Al punto che chi, ieri, gli stava vicino oggi non riesce più a capire se sia vittima o carnefice di sé stesso. In molti, pare, avevano provato a metterlo in guardia già nel mese di maggio. Ma l’ex direttore del Tg2 aveva fatto spallucce, forse illuso che quello dell’influencer per lui fosse un sentimento sincero e appassionato, e non il frutto di un freddo calcolo.

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Ma non è finita qui. Sulla scena c’è anche lei, sua moglie, che silenziosamente accetta le bugie, che resta nelle retrovie mentre il marito si consuma in questa sceneggiata di bassa lega. Una sorta di santità moderna, quasi irrazionale, che le impone di restare accanto a un uomo che la umilia, mentre il Paese assiste impotente a questo teatro dell’assurdo. Una moglie che assorbe il colpo, che si presta al sacrificio in silenzio, quasi fosse un dovere morale restare immobile a guardare, come una vedetta, mentre il marito sprofonda nella sua stessa passione distruttiva.

A chi osserva da lontano, una duplice sensazione: da una parte, la convinzione di una macchinazione grossolana, venuta rapidamente alla luce ed esplosa nel giro di pochi mesi; dall’altra la debolezza oltre misura di un uomo delle istituzioni, manipolato a tal punto da venire sfregiato in modo così evidente.

Il “corpo del capo” violato è il sintomo di una debolezza strutturale, che si sostanzia poi nell’allarmante - e gravissimo - accesso dell’amante alle chat del Governo, di cui forse conserva perfino una copia. La cicatrice sul cranio è metonimia di una cicatrice di un dicastero, così importante in Italia, che anche oggi vive sulle montagne russe.