Politica
Sardegna: il possibile ruolo del Partito d’azione nella sconfitta del Cdx
Il “vaccino sardo” contro l’hybris
Regionali in Sardegna: il possibile ruolo del Partito sardo d’azione nella sconfitta del centro-destra. Il “vaccino sardo” contro l’hybris
Nella vicenda delle regionali in Sardegna -che ha visto la sconfitta del candidato del centro-destra, ma non della coalizione- che invece ha vinto, gioca un ruolo fondamentale il Partito sardo d’azione, Psd’Az.
Truzzu ha raccolto (1.822 sezioni su 1.844, a proposito complimenti per l’indecoroso spettacolo del ritardo) 327.000 voti (45%) contro i 333.000 del centro-destra (49%), ragioniamo su dati non definitivi, solo qualitativamente. Come mai? È l’effetto di un marchingegno tutto italiano frutto del machiavellismo che permette a volte il cosiddetto “voto disgiunto” e cioè si può votare una lista opposta a quella del candidato governatore.
Il sospetto è che la differenza di circa 6.000 voti spiega quello che è successo. In pratica una percentuale esiziale degli elettori di centro-destra ha votato la coalizione ma non il suo candidato governatore, bocciando gli accordi tra i partiti. Una spiegazione possibile è che alcuni sostenitori del Psd’Az e della Lega non abbiamo votato alla fine per il candidato governatore del centro-destra. Ricordiamo che la Lega ha preso alle urne il 3,8% mentre il Psd’Az ha preso il 5,4%.
Il Psd’Az ha un’antica tradizione, essendo stato fondato nel 1921 da Davide Cova, Camillo Bellieni e Emilio Lussu. I fondatori erano tutti ex combattenti provenienti dalla Brigata Sassari ed avevano combattuto la Prima Guerra Mondiale. Nel continente molti reduci invece aderirono al fascismo.
Il programma era autonomista. Storicamente è stato un partito centrista o di sinistra moderata, avversato dal fascismo, fino al 2009 quando ha stretto un patto con il PdL.
Ma torniamo al presente. Il candidato iniziale del Psd’Az era Christian Solinas, lo stesso della Lega.
Si è poi deciso di scegliere invece Paolo Truzzu, imposto da Fratelli d’Italia.
Un dirigente sardista ha dichiarato, dopo le elezioni:
“A Roma devono capire che non possono imporci nulla a casa nostra. Andate a vedere l’effetto del voto disgiunto a Cagliari e Quartu”.
In realtà Salvini è stato il leader di centro-destra che più si è impegnato nelle regionali, tanto che ha lasciato l’isola per ultimo e da solo, quando gli altri erano già partiti.
Tuttavia, il voto non può essere certo imposto agli elettori e la conclusione logica che deriva dai numeri è che un certo numero degli elettori congiunti di Lega e Psd’Az abbiano votato per i loro partiti di riferimento ma abbiano poi scelto un candidato diverso da quello imposto da Roma.
Le parole del dirigente sardista, riportate dai giornali, sono indicative in tal senso e un’analisi dettagliata del voto di Cagliari e Quartu lo dimostra ulteriormente.
Se il Psd’Az sceglie un candidato, in questo caso era il governatore uscente Solinas, poi non puoi portare i giochetti romani in Sardegna, dove è fortissimo il senso della identità.
Come è andata veramente nessuno lo può sapere, dato il segreto dell’urna, ma il meccanismo del voto disgiunto lascia pochi dubbi.
Lasciamo invece all’imprecisione e alla demagogia di articoli come quello di Alessandro D’Amato su Open (che sbaglia i calcoli) conclusioni indebite sul fatto cheaddirittura l’intera Lega (e poi perché non l’intero Psd’Az?) avrebbe votato contro Truzzu ma certamente il voto disgiunto c’è stato. Non possiamo però sapere a chi appartengono gli elettori che hanno scelto questa opzione.
Si può anche dire, come è stato fatto, che il voto nell’isola costituisca una sorta di salutare “vaccino sardo” contro l’hybris da potere che colpisce sempre chi vince.
Ora ci sono le elezioni in Abruzzo e Basilicata, il “vaccino sardo” sarà un ottimo viatico.