Politica
Scurati vs Rai meloniana: quando l'antifascismo editoriale diventa un business
Lo scrittore napoletano grida alla censura e si scaglia contro la Rai meloniana. Ma da anni fa soldi con lo stesso "fascismo" di cui accusa il governo
Scurati vs Rai meloniana: quando l'antifascismo editoriale diventa un business
Antonio Scurati è stato violentato. Ha reso nota la triste vicenda lui stesso. Lo scrittore napoletano ha subito lo stupro a viale Mazzini, sede della Rai. Chi ha perpetrato il crimine però non è una banda di balordi ma addirittura il vertice della televisione di Stato italiana, la Rai.
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Mandante dell’efferato delitto è stata una donna: il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni insieme a tutto il governo di centro – destra nelle vesti di co-sicari. Lo ha rivelato ieri alla nazione la stessa vittima. Antonio Scurati da Napoli, di anni 54, vincitore nel 2019 del Premio Strega per il romanzo “M. il figlio del secolo” ha poi replicato nel 2020 con “M. L’uomo della provvidenza” e nel 2022 “M. Gli ultimi giorni d’Europa” mentre il pubblico mondiale è in trepidissima attesa per il quarto volume della serie. Per chi non lo sapesse, “M.” sta per “Mussolini”.
Nel frattempo S. ha scritto una serie di saggi all’apparenza impegnati, dai titoli suggestivi come un merluzzo nel Sahara. Il grande pubblico l’ha imparato a conoscere anche per l’aspetto vagamente ieratico e sicuramente inquietante che assomiglia stranamente ad un androide di Blade Runner, di Ridley Scott, quello che subisce un interrogatorio psicologico per appurare che sia umano.
Ma perché lo scrittore, a suo dire, ha subito violenza addirittura da una donna? È vero che di questi tempi matti e disperatissimi può accadere qualsiasi cosa ma cerchiamo di capire meglio. Il luogo dell’outing, è il solito, quel luogo di confessioni psicanalitiche che è Repubblica dove lo scrittore si è lamentato, gridando alla censura, della cancellazione del suo monologo sul 25 aprile, un confettino ideologico al curaro che doveva essere offerto agli ignari spettatori nella trasmissione Rai, servizio pubblico nazionale, Chesarà, condotto da Serena Bertone, peraltro anch’ella indignatissima e che non si è fatta sfuggire l’occasione del suo minuto di visibilità.
Appresa di essere la mandante della violenza, Giorgia Meloni ha voluto spiegare quello che è accaduto, secondo la stessa versione ufficiale Rai. Il motivo del contendere è un brevissimo, quasi effimero nel senso della biologia, monologo sul 25 aprile e fin qui nulla di strano. Il punto è che lo Scurati ha poi divagato, attaccando la stessa Meloni e il governo rei –a suo dire- di non aver sufficientemente abiurato il fascismo.
Ma la cosa che ha giustamente condotto all’eliminazione del pezzullo è stata però, sempre secondo la Rai e la Meloni, la cifra stellare chiesta da S., “il figlio della furbizia”: 1.800 euro per una declamazione ideologica di un solo minuto dicesi uno. La premier ha fatto notare che 1.800 euro sono di più dello stipendio medio che prende un impiegato Rai e che la cosa è sembrata all’Azienda –come dire- un tantino esagerata. La Meloni ha poi pubblicato l’intero testo sui suoi social ed infatti si può constatare che sia proprio poverello in termini di scrittura ma anche di contenuti, essendo basato sulla solita ideologia e sulla retorica, questa sì degna del ventennio. C’è anche da dire che Scurati, da vero “figlio della furbizia”, ha saputo sfruttare il traino mondiale che genera l’argomento Benito Mussolini, facendoci pure sopra un sacco di soldi. Un po’ come quegli atei che fanno barche di soldi mettendo in bella evidenza la parola “Dio” a cui dicono peraltro di non credere ma da cui sono evidentemente affascinati.
Il governo di centro – destra è stato dalla data della sua elezione chiarissimo nel condannare eventi lontanissimi nel tempo, quale il fascismo, criticandone apertamente anche gli aspetti più deteriori, come le infami leggi razziali che hanno portano ad un crimine come il genocidio degli ebrei, cioè la Shoah che proprio la sinistra spesso dimentica nel suo amore sviscerato per Hamas. Il governo di centro – destra ha dimostrato inoltre di essere un affidabile partner atlantico, un gruppo coeso che rappresenta una destra moderna pienamente inserita in un sistema compiutamente bipolare.
Scurati –poco dopo la nomina a Capo del Governo- ha definito Giorgia Meloni “l’erede di Benito Mussolini”.
Tirare fuori demagogicamente un passato lontanissimo è l’equivalente di attaccare, ad esempio, Elly Schlein perché erede diretta dei crimini di Joseph Stalin. Sappiamo che non è così, ma il veleno dell’ideologia ancora cavalca per le praterie della politica e il caso di Scurati ne è la rappresentazione più eclatante.