Politica

Sfiducia, Boschi si è liberata di prodotti Banca Etruria perché sapeva?

Per togliere ogni dubbio, vista la mozione di sfiducia di cui è oggetto primario, Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme e i rapporti per il Parlamento, figlia di Pier Luigi Boschi, vicepresidente di Banca Etruria, una delle quattro banche salvate dal decreto del governo, dovrebbe rispondere a una domanda. Si è eventualmente disfatta, e come, di prodotti, azioni e/o obbligazioni subordinate, sapendo, a differenza dei comuni risparmiatori, che cosa sarebbe successo?
Sempre che abbia avuto tali prodotti. In caso negativo, tale dubbio verrebbe meno. Però faccia chiarezza. Di fronte all’osservazione che all’estero i ministri si dimettono se pagano la tata in nero o non pagano il canone tv, i politici italiani (lo stesso Pier Luigi Bersani defenestrato da Renzi) difendono i loro colleghi. Sostenendo: la differenza è che la Boschi non ha fatto nulla di attivo, è per così dire vittima del fatto di essere figlia di. Vero. Le colpe dei padri non ricadono sui figli. Se il ministro aveva conto corrente, obbligazioni subordinate e azioni presso la banca di cui era vicepresidente il padre e dove lavorava il fratello, tutto regolare. Normale. Una sorta di comodità. Ma, qualora per ipotesi, si sia liberata per tempo di tali prodotti, azioni e obbligazioni subordinate, in anticipo rispetto ai comuni risparmiatori, perché sapeva, è difficile sostenere che ciò non sia conflitto di interessi.

Una sorta di insider trading - che in senso stretto è considerato reato - ossia la compravendita di titoli (azioni, obbligazioni, derivati) di una società   da parte di soggetti che, per la loro posizione all'interno della stessa o per la loro attività professionale, vengono in possesso di informazioni riservate non di pubblico dominio. A maggior ragione alla luce del fatto che la Boschi è membro del governo,  per giunta ministro delle Riforme e dei rapporti col Parlamento, che ha varato il decreto salva-banche.
Intanto Matteo Renzi utilizza lo strumento più semplice dello spin doctor. Glissare. Spostare l’accento. Senza citare la Boschi. Ha dichiarato: "Se possibile vorrei che gli arbitrati fossero gestiti non dalla Consob, non dalla Banca d'Italia, non dal Parlamento, non dal governo ma dall'Anac di Raffaele Cantone, un'autorità terza e autorevole, per la massima trasparenza”.
Per giunta l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) nasce con decreto legge 90 del 24 giugno 2014, convertito in legge 114 del 18 agosto 2014. In un certo senso è una creatura del governo Renzi, in carica dal 22 febbraio 2014. In nome dell’indipendenza dei tre poteri – legislativo, esecutivo e giudiziario - non bastavano la magistratura ordinaria e la Guardia di Finanza?

Ernesto Vergani