Politica
Soumahoro e la difesa razziale, finanziato anche da Raggi e Gualtieri
Soumahoro utilizza la solita comoda fuga del razzismo: e cioè il mondo tutto ce l’avrebbe con lui per il colore della pelle
Al Riformista ha espresso l’ennesima giaculatoria sul mondo “brutto, sporco e soprattutto cattivo”. Il che fa il paio con il post che fece sui social in cui si mise a piangere e strepitare contro chi ce l’aveva con lui. Uno spettacolo indecente per un parlamentare della Repubblica.
Nell’ultima intervista invece Soumahoro utilizza la solita comoda fuga del razzismo: e cioè il mondo tutto ce l’avrebbe con lui perché nero, anzi lui, con civettuola e berlusconiana provocazione si definisce “diversamente abbronzato,” non rinunciando a quei giochetti linguistici che sono la vera benzina che alimenta poi la puntuale reazione contro di lui. Come quando pretese il “lei” dal premier Giorgia Meloni che lo aveva chiamato con il “tu”, come si usa da sempre con i colleghi.
Poi non contento ci tenne a far notare che lui era “dottore” perché era laureato mentre la Meloni no. Dimostrazione insopportabile di arroganza che non sarebbe mai stata permessa ad un “bianco”, invece a lui sì. Soumahoro sta usando la peggiore tattica possibile che gli aizza risposte inferocite da chiunque abbia un minimo di raziocinio: sta utilizzando il colore della pelle per proteggersi dalle sue responsabilità. Si tratta del noto fenomeno del “razzismo alla rovescia” che colpisce l’intero mondo Occidentale.
Il colore della pelle, caro Soumahoro, non conta proprio niente. Anzi nel suo caso gode di particolari guarentigie che un “bianco” non potrebbe mai permettersi. Soumahoro “non poteva non sapere” e questo è indubbio e di prove ce ne sono state tante. Un fiume65 milioni di euro non passa inosservato e lasciamo perdere il “diritto all’leganza”. Poco tempo fa si è scoperto che anche il Campidoglio ha finanziato le coop, prima con la giunta Raggi ed ora –da poco- con Gualtieri.