Politica

Trump e Vance applicano la teoria della “distruzione creativa”. A rischio la NATO e l'ONU

Il tycoon alla Casa Bianca da un mese. Il bilancio

Di Alessandro Amadori, sondaggista e politologo

Stravolto l'ordine mondiale. Ucraina ed Europa nell'angolo

E’ passato appena un mese dall’insediamento della nuova presidenza americana, ma il mondo sembra essere già significativamente cambiato. Il presidente Donald Trump, con J.D. Vance come vicepresidente, ha infatti già iniziato a influenzare le relazioni internazionali in vari modi. Non appena si è messo al lavoro, Trump ha riaffermato con decisione la sua politica “America First”, suscitando non più e non tanto il timore di un approccio maggiormente isolazionista e protezionista da parte americana, quanto e soprattutto quello di un nuovo espansionismo unidirezionale degli Stati Uniti. Se vogliamo, possiamo dire anche di un nuovo “imperialismo”. Questo sta già impattando su alleanze storiche, come quelle con i paesi europei, inclusa l'Italia. Inoltre, Trump ha ribadito la necessità che gli alleati NATO aumentino il loro contributo finanziario alla difesa, mettendo sotto pressione i paesi europei affinché incrementino la loro spesa militare.

Parallelamente, la nuova amministrazione sta adottando una linea più dura nei confronti della Cina, soprattutto in ambito commerciale e tecnologico, mentre con la Russia ha avviato un approccio molto più cauto e conciliante, mettendo in difficoltà l’Ucraina impegnata in una sanguinosa guerra con la Russia stessa.

Sul fronte economico, Trump sta reintroducendo tariffe su molti prodotti europei, lanciando una e propria sfida per l'export tanto italiano quanto europeo. Una conseguenza potrebbe essere di spingere l'Italia, e l’intera Europa, a diversificare i propri mercati di esportazione, riducendo l’importanza del mercato americano. In materia di clima, l'amministrazione Trump sta rapidamente riducendo l'impegno degli Stati Uniti nelle politiche ambientali globali, puntando più che nel recente passato sulle energie tradizionali.

Dunque, in un solo mese la presidenza di Trump ha sicuramente avuto un impatto davvero notevole sul multilateralismo e sul diritto internazionale. Trump ha criticato e messo in discussione le istituzioni multilaterali, optando per un approccio più unilaterale e, al massimo, bilaterale. Questo ha portato a una riduzione della cooperazione internazionale in vari settori. Ad esempio, Trump ha sospeso gli aiuti internazionali allo sviluppo e ha ritirato gli Stati Uniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nonché dagli accordi di Parigi sul clima. Indebolendo il sistema multilaterale e creando incertezze sul futuro della cooperazione internazionale. 

In questo quadro strategico, il ruolo di Vance è stato quello per così dire del sostenitore valoriale delle nuove politiche di Trump, diffondendo nel mondo una nuova narrazione dell’epopea statunitense basata sull’idea di un’America semplice e diretta, basata su alcuni valori fondamentali in cui essa crede fermamente e che cerca di portare avanti con coerenza e determinazione (valori familiari e comunitari, patriottismo e orgoglio nazionale, responsabilità personale e lavoro duro, sicurezza nazionale e difesa, linguaggio chiaro e assoluta libertà di espressione).

In definitiva, dopo il primo mese di nuova presidenza abbiamo capito che la coppia Trump-Vance non va presa alla lettera, ma sicuramente va presa seriamente. Molto seriamente. Il vecchio ordine mondiale, successivo al crollo dell’impero sovietico, non esiste più, e Trump e Vance ne stanno smantellando le fondamenta, prima ancora che diplomatiche, innanzitutto culturali e valoriali. Stanno applicando, alla politica internazionale, la teoria della “distruzione creativa” dell’economista Joseph Schumpeter: vecchie alleanze e vecchie strutture di potere vengono smontate, per essere sostituite da nuove strutture, di cui ancora non vediamo bene la configurazione. La messa in discussione, da parte di Trump e Vance, delle istituzioni multilaterali tradizionali come la NATO e l'ONU, appare sempre di più come un tentativo di “distruzione creativa” per dare vita a nuove dinamiche di potere. Che cosa ne scaturirà? Onestamente, non lo sappiamo. Quel che è certo, è che stiamo entrando in un nuovo mondo, e che la precedente “comfort zone” mondiale non esiste più.

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