Politica
Ventotene inaugura il Memoriale sul confino politico
Da Sandro Pertini ad Altiero Spinelli, un viaggio nella memoria dell’isola
Inaugurato a Ventotene il memoriale dell'antifascismo. Il monumento con i nomi dei 2300 internati
In un percorso che traccia gli anni in cui il regime fascista stabilì la più grande colonia di confino in Italia, il 23 settembre 2023 assume un significato fondamentale per l'isola di Ventotene, con l'inaugurazione del primo Memoriale sul confino politico. Quest'opera commemorativa, situata nell'area che un tempo ospitava la "Cittadella confinaria," vuole ricordare le migliaia di uomini e donne confinati qui durante l'era fascista.
La Cittadella, con i suoi dodici padiglioni e la maestosa caserma per la Pubblica Sicurezza, fu un laboratorio concentrazionario. Oggi, questa fetta di storia nazionale rischiava di essere dimenticata, ma grazie all'ANPPIA e al Comune di Ventotene, il Memoriale è diventato una realtà.
Una parete lunga 14 metri con i nomi dei confinati - un tributo ai 2300 confinati che sono passati per l’isola, segnata da grandi figure del Nocevento come Sandro Pertini, Altiero Spinelli, Umberto Terracini, Giuseppe Di Vittorio, che furono confinati a causa delle loro ideologie.
La cerimonia di inaugurazione vedrà coinvolti il Sindaco del Comune di Ventotene, Carmine Caputo, il Presidente dell’ANPPIA Spartaco Geppetti, e alcuni figli di confinati che porteranno la propria testimonianza di quei tempi. Presenzieranno l’evento anche i rappresentanti di numerosi centri studi e di documentazione che nel corso degli anni sono sorti nelle varie isole del Mezzogiorno d’Italia per valorizzare la memoria del confino. Un progetto ambizioso, che intende promuovere nel prossimo futuro progetti coordinati di ricerca e disseminazione, per far conoscere la storia del confino al di fuori del ristretto ambito accademico.
Cos'era il confino politico a Ventotene?
Il confino politico, istituito nel 1926, rappresenta un oscuro capitolo nella storia italiana, caratterizzato da un potere spropositato della polizia nel condannare individui senza prove concrete. Le isole minori italiane, come Ventotene, divennero luoghi di confino, con la Cittadella stessa a fungere da simbolo del controllo del regime fascista. Questa pratica fu introdotta attraverso il nuovo Testo Unico di Pubblica Sicurezza, che consentiva l'invio al confino di coloro che erano sospettati che “avessero omesso o manifestato deliberato proposito di commettere” atti diretti a sovvertire l’ordine nazionale.
La polizia aveva il potere di perseguire e confinare uomini e donne sulla base di meri sospetti, senza necessità di prove concrete. Quelli assegnati al confino venivano allontanati dalla loro residenza abituale e trasferiti in località remote per impedire qualsiasi attività ostile al regime fascista. La durata della pena poteva variare da 1 a 5 anni, ma l'estensione del periodo di confino era completamente a discrezione delle autorità, che potevano prolungarlo se il condannato "non mostrava segni di pentimento".
Una lunga ricerca dell'ANPPIA
Il Memoriale presentato è il risultato di una lunga ricerca iniziata dall'ANPPIA negli anni Settanta e che ha coinvolto numerosi studiosi come Adriano Dal Pont, Celso Ghini, Simonetta Carolini, e altri. Grazie al sostegno degli archivi di Roma e Latina, sono stati identificati finora 2330 individui confinati a Ventotene. Tuttavia, la ricerca continua, concentrandosi ora sugli individui provenienti dalle regioni balcaniche e dal mondo arabo. Recentemente, Ardita Repishiti ha condotto uno studio finanziato dall'Istituto Storico Italiano per l'Età Contemporanea, approfondendo la storia dei confinati albanesi e contribuendo a illuminare un capitolo spesso trascurato della nostra storia.