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Quando la privacy va a finire nell'immondizia

Si sente spesso dire che con l'avvento di Internet abbiamo definitivamente detto addio ad ogni speranza di vedere tutelata la nostra privacy, ma una serie di episodi avvenuti nei giorni scorsi ci ricordano che la nostra sfera privata non è minacciata solo quando i nostri dati personali viaggiano attraverso il web.

Ad esempio, a San Donato di Lecce è stato lo stesso sindaco che, vedendo del fumo nelle campagne del paese, ha pensato di aver individuato una discarica abusiva di rifiuti, scoprendo invece con sua sorpresa centinaia di cartelle cliniche ed altri documenti che stavano bruciando contenenti dati sanitari di pazienti oncologici dell'Ospedale Vito Fazzi, con tanto di descrizione di patologie e terapie seguite dai malati.

Naturalmente, sia la Procura che la Asl di Lecce stanno indagando per capire di chi sia la responsabilità dell'accaduto, ma sta di fatto che centinaia di persone hanno subìto un'umiliante violazione della loro privacy.

E casi analoghi si registrano in questo periodo anche a nord della penisola, come quello del camion bloccato dalla polizia locale di Opera mentre percorreva una strada di campagna già interessata da scarichi abusivi, con a bordo un carico di calchi dentali e cartelle cliniche contenenti dati sensibili di numerosi pazienti di un importante studio medico milanese al quale si rivolgono anche vip e personalità.

Anche in questo caso, sono state avviate subito le indagini per accertare la violazione della normativa in materia di privacy, ma nel frattempo ai delicati dati riguardanti la salute delle persone è stato riservato lo stesso trattamento dell'immondizia.

Ci troviamo ormai di fronte a un deplorevole fenomeno che da anni richiama l'attenzione del Garante della Privacy, il quale riceve numerose segnalazioni di violazioni della normativa, talvolta gravissime, come nel caso di una struttura ospedaliera siciliana su cui le notizie della stampa locale che segnalavano la presenza di cartelle cliniche e referti tra i rifiuti fecero scattare l'immediata ispezione del Nucleo Speciale Privacy della Guardia di Finanza, con il procedimento che si concluse con una denuncia dell'Authority alla magistratura per la mancata adozione delle misure minime di sicurezza previste dal Codice della Privacy, violazione che tra l'altro configura un illecito penale con l'arresto sino a 2 anni, e sanzioni amministrative anche a cinque zeri a carico dei responsabili.

Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy - @Nicola_Bernardi 

 

Tags:
privacydati sanitaricartelle clinichegarante privacy


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