Pillole d'Europa

di Cinzia Boschiero

I blog riportano opinioni degli autori e non necessariamente notizie, in ossequio al pluralismo che caratterizza la nostra Testata.
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Pillole d'Europa
IL DIRITTO A UNA VIA
Rosina Ferrario, prima donna aviatrice italiana e ottava al mondo

PER STARE MEGLIO COME CITTADINI  EUROPEI  E  CONOSCERE DIRITTI E TUTTE LE OPPORTUNITA' UTILI

 In questa rubrica notizie flash sulle normative europee e internazionali, notizie internazionali ed europee utili e pratiche per la vita di tutti i giorni. E’ attivo  un servizio di “A domanda, risposta” su bandi, agevolazioni, finanziamenti europei , borse di studio e di ricerca nazionali, regionali e locali per i lettori di Affaritaliani. Per richieste di informazioni sui bandi scrivete a cinziaboschiero@gmail.com – oppure alla  e-mail: dialogoconleuropa@gmail.com

Di Cinzia Boschiero


Il diritto a una via” potrebbe sembrare non essere un Valore e una richiesta importante in linea con i principi dell’Unione europea. Eppure diverse associazioni non sono d’accordo e ritengono che la rappresentatività femminile e il riconoscimento di una parità di genere debba risultare anche negli elenchi stradali, nei nomi che vengono dati  a strade, vie, parchi, piazze, aeroporti etc.  EWMD (European Women's Management Development) è una rete internazionale no-profit fondata nel 1984 da donne per donne e uomini manageriali e raccoglie oltre mille socie di sei Stati europei, da cui è emerso che la rappresentatività al femminile è sentita come una urgenza anche negli stradari, non solo sui libri e in altri ambiti e risponde ai diritti dell’Unione europea per la parità di genere Attivissima su questo fronte è pure l’associazione italiana di toponomastica femminile. Maria Pia Ercolini, presidente dell’associazione toponomastica femminile dice: ”La Francia è lo Stato europeo più sensibile al problema della toponomastica al femminile. La  capitale francese, nel 2005, ha pubblicato ‘Paris aux nomes des femmes’, proponendo una passeggiata femminile atipica: quartiere dopo quartiere, quaranta autrici raccontano la storia delle poche donne a cui sono intitolate strade, piazze e giardini, salvandole dall’amnesia collettiva. Sullo sfondo blu delle targhe stradali, incorniciate da un filo brillante di smalto verde, escono dall’anonimato Edith Piaf, Dalida, Joséphine Baker, George Sand, Sarah Bernhardt...L’odonomastica è un rilevatore sociale: centoventotto presenze femminili su oltre seimila voci contrastano con un immaginario collettivo che vede in Parigi il simbolo della femminilità. Sulle parigine ricordate da strade e piazze della capitale francese era stato pubblicato anche un libro intitolato ‘Parisiennes. De Marie Stuart à Simone de Beauvoir, ces femmes qui ont inspiré les rues de la capitale!’ scritto dalla storica Malka Marcovich. Secondo l'autrice, oggi la percentuale delle donne  che hanno ottenuto una targa stradale a Parigi sfiora il 5 per cento: sono 200 le presenze femminili contro i quatttromila titolari uomini”. Anna de Fazio Siciliano, sempre della associazione toponomastica femminile, spiega: ”Siamo attive in Francia e abbiamo fatto delle ricerche, ad esempio la città di  Poitiers, nella regione Poitou-Charentes, registra una percentuale di strade femminili del 2,3 per cento: su 894 strade, ben 332 nomi maschili e solo 21 femminili, alcuni dei quali di fama mondiale”. In Francia appaiono più spesso nomi di donne anche spregiudicate come la scandalosa Aliénor d'Aquitaine, donna coltissima e spregiudicata che nel 1146 si presentò con armatura e a cavallo; partecipe alla II crociata, stupì per la sua Corte d'Amore; Camille Claudel, artista geniale ritenuta pazza e rinchiusa un manicomio dai familiari; Olympe de Gouges autrice della ‘Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina’ del 1791, la quale firmò il suo destino con queste parole: ‘Non devo nulla al sapere degli uomini. Io sono la mia opera’; la poetessa petrarchesca Louise Labé, il cui vero nome è Louise Charlin e la sfortunata donna e incantevole voce di Edith Piaf. Tra ricordi d'Ancien Régime e memorie recenti s’incontrano curiosi odonimi di par condicio: cosa vorrebbero sottolineare rue des Brunettes e la vicina rue des Blondines? A Rennes, su poco meno di tremila strade, la percentuale di presenze femminili è più alta e c’è Boulevard de la duchesse Anne de Bretagne per esempio, che si trova accanto alla via delle "Dames". È curiosa la storia di questa strada: in origine si chiamava Rue Saint-Denis ma quando la duchessa Anna venne ad abitare a Rennes accanto alla via dove erano alloggiate le sue dame di compagnia, allora la strada assunse il nuovo appellativo di Rue des Dames (anche se negli anni della Rivoluzione si chiamerà via della Ragione). Spesso in Italia invece sono le sante ad avere più spesso nomi di strade. Per meritare un "privilegio alla memoria" le donne devono compiere grandi gesta e il più delle volte essere vere e proprie eroine della storia e si prendono nomi anche da altri Stati come Giovanna d'Arco. Sempre in Francia agli inizi del '900 fanno la loro comparsa, alcune vie di donne dalla reputazione scandalosa: la celebre George Sand, ma anche Clémence Royer e Elisa Mercœur, originarie di Nantes. Scelta audace per Clémence, filosofa e donna di scienze nonché traduttrice di Darwin e femminista, più discreta per Elisa, poetessa romantica.
In Germania si dà più spazio pare nel dare vie di strade a donne deportate o a donne che si siano distinte per invenzioni, ricerche o nel mondo della scuola. Sono anni che l’associazione tedesca Berlin Postkolonial cerca di mobilitare l’attenzione pubblica verso i nomi di strade di Berlino che hanno un’eredità storica pesante e controversa come la proposta di cambiare il nome delle strade in onore di personaggi quali coloni spietati come la Petersallee, a Berlin-Wedding, intitolata al comandante di una provincia della colonia dell’Africa Orientale Tedesca, Carl Peters,  inizialmente considerato un eroe e ora ricordato come “Milkono wa Damu“, l’uomo con le mani macchiate di sangue e sostituirla con nome di donna. Non si tratta di valori solo europei, il dare nomi di donne alle strade è una battaglia senza età per la quale occorre battersi soprattutto oggi in una Unione europea che pare aver poca memoria della sua storia e di chi siano le Persone da ricordare e dei loro Valori europei da condividere. Di recente pure negli Stati Uniti il movimento Black Lives Matter ha dedicato simbolicamente cinque strade di New York alle vittime di crimini razziali con l’intenzione di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema a testimonianza che dare il nome a vie, strade, piazze, aeroporti non è una scelta da sottovalutare, ma è un segnale di civiltà da condividere. Intanto occorre distinguere che con il termine odonomastica (dal greco hodós ‘via, strada’ e onomastikòs ‘onomastica) si intende lo studio dei nomi propri di ogni genere’), lo studio storico-linguistico dei nomi delle aree di comunicazione di un centro urbano (vie, vicoli, piazze, etc.), mentre il termine toponomastica (dal greco tòpos, ‘luogo’ e onomastikòs ) è  lo studio storico-linguistico dei nomi dei luoghi geografici. In Italia c’è stato un primo periodo dell’odonomastica arcaica o spontanea dalle origini al 1801; un secondo periodo dell’odonomastica contemporanea preunitaria dal 1801 al 1878 ed un terzo periodo dell’odonomastica contemporanea postunitaria dal 1878 ai giorni nostri. In Italia tra le 24.572 strade intitolate a persone, nei 21 capoluoghi di provincia, solamente 1.626 (cioè il 6,6 per cento) è intitolato a donne. Per chi fosse appassionato del tema c’è l’archivio di OpenStreetMap, una fonte di dati aperta e costruita attraverso il crowdsourcing; e c’è il sito Mapping Diversity  in cui sono visibili i risultati di ricerca, ed è possibile pure navigare attraverso mappe interattive. Nel sito La callas de las mujeres è pubblicata una mappa interattiva delle strade intitolate a donne nelle città latinoamericane e spagnole, per evidenziare il divario che esiste nella rappresentazione delle figure femminili nelle città. La piattaforma Equal Street Names fornisce invece una mappatura di alcune città, soprattutto europee, con il criterio della parità di genere. Pensate a quali nomi scegliereste di intitolare le vie della vostra città ideale. Utilizzando My Maps, create un itinerario rinominando le vie della vostra città in modo da includere donne e figure spesso svantaggiate e dimenticate. Dare il nome a vie, parchi, giardini, ponti, aeroporti è un tema dirimente, che fa cultura, che fa discutere, che fa politica, che evidenzia il grado di attenzione di un popolo a chi lo rappresenta. In Italia ci sono regolamenti di toponomastica diversi a seconda dei Comuni, ad esempio il 19 aprile 2021 il Consiglio comunale di Torino ha modificato alcune parti del Regolamento per la toponomastica della Città, inserendo tra le altre un paio di clausole che fanno di Torino la città più all’avanguardia d’Italia per ciò che riguarda la toponomastica femminile. Le delibere della Commissione toponomastica rispettano il principio del riequilibrio di genere e la componente consultiva della Commissione stessa si arricchisce dell’ingresso di quattro rappresentanti di associazioni culturali femminili: Sil, Sis, Cirsde, Tf.  Un risultato significativo che altre città non hanno fatto. Il Comune di Ravenna ha attivato una buona pratica quella delle doppie targhe per combattere la carenza di informazione sui nomi scelti e il ruolo di chi occorre ricordare. Il nuovo regolamento toponomastico del Comune di Napoli è stato votato all’unanimità, in un’ottica di riequilibrio di genere nella commissione che lo attua, il 3 ottobre 2012 ed è stato sottolineato come la toponomastica rappresenti un importante strumento di valorizzazione della città sia dal punto di vista culturale che turistico e debba ispirarsi ai valori della trasparenza, partecipazione ed inclusività, tutti valori europei. L’associazione toponomastica femminile ha collaborato con l’università di Ginevra Dipartimento Toponomastica inclusiva e, pertanto, è attiva anche in Stati extraeuropei, oltre che europei. Il concorso “Sulle vie della parità” spesso vede la  partecipazione di scuole di Stati europei. “Rimane molto ancora da fare,” dice Nadia Boaretto, socia della associazione toponomastica femminile: ”Il 2022 è stato un anno di rinascita delle nostre attività associative in presenza, dopo il lungo periodo pandemico e post-pandemico, durante il quale, tuttavia, l’associazione ha operato con risultati straordinari in Italia e in diversi Stati dell’Unione europea”. Parlare di toponomastica femminile necessita pertanto un approfondimento ed un monitoraggio continuo, un lavoro documentato, preciso, fattuale e basato su una varietà di fonti a livello europeo. Richiede di “camminare” insieme, di aprire gli occhi e osservare le strade per evitare che altre donne siano calpestate nella loro memoria. E’ un argomento molto rilevante a livello comunitario in quanto fa riflettere sulla stessa identità culturale europea e sul ruolo delle donne e la loro memoria presente e passata in Unione europea e non solo. Nell’analisi dei nomi delle vie dei vari Stati europei si nota che spesso la percentuale di nomi al femminile scelti per dare nomi alle strade riflette la qualità della vita delle stesse in tali Stati nella storia e variano a seconda della percezione del ruolo della donna nella società del singolo Stato. Nei Paesi Baltici la toponomastica evidenzia più nomi di donne nel mondo della ricerca e della scienza, negli Stati dell’Europa dell’Est sono nominate più donne che hanno dato la vita per la loro famiglia o per la patria, negli Stati del sud dell’Unione europea sono dedicate a vie nomi di donne del mondo cattolico o regine perlopiù  o figure santificate; negli Stati del mar mediterraneo come la Grecia sono spesso figure mitologiche o scrittrici come Matilde Serao, nata a Patrasso, in Grecia. Spesso le strade, vie, dedicate a donne hanno infatti un valore transnazionale, ovvero si trovano sia nella città natale di uno Stato sia nella città che le ha accolte di un altro Stato europeo. Il ritrovarle, nominate in vie di strade di diversi Stati, crea un “percorso” culturale comune,  una sorta di abbraccio della memoria. A Daphne Caruana Galizia non è stata dedicata alcuna via a Malta o in altro Stato europeo, c’è solo un murales dedicato a Daphne Caruana Galizia a Malta e un altro murales a Ronchi dei Legionari;  la ricorderemo ancora a ottobre, ma forse meriterebbe una via…lei che scrisse: “Preferirei essere affamata e libera che ben nutrita e oppressa”. Una frase che rispecchia appieno i valori dell’Unione europea e lo spirito di Caruana Galizia, uccisa da un’autobomba il 16 ottobre 2017 mentre stava indagando su numerosi casi di corruzione ad “alti livelli”. Adesso c’è la diatriba del dare il nome ad un aeroporto in Italia e la raccolta firme per dare il nome allo stesso aeroporto invece a Rosina Ferrario,  la prima donna aviatrice italiana e ottava al mondo o a un politico. La politica ha già scelto, i cittadini hanno potuto ricordare che lei, nei primi del 900 aveva ottenuto la licenza della  Fedération Aèronautique Internationale, combattendo contro i pregiudizi,   e che alla ragazza lombarda erano giunte felicitazioni da tutta l’Italia. Il maggiore Carlo Piazza, colui che nell’ottobre 1911 in Libia aveva per primo usato un aereo in missioni belliche, le scrisse: «Tutte le mie più vive congratulazioni, signorina, ma preferirei saperla più mamma che aviatrice!»; proprio una frase che il politico a cui viene dedicato il nome dell’aeroporto aveva detto, per chi ha memoria, a una politica donna italiana: “Faccia la mamma”. In Italia le donne poterono entrare in aeronautica militare solo nel 2000. Attualmente in Italia le Forze Armate e l'Arma dei Carabinieri, incluse le capitanerie di porto, registrano la presenza di oltre 20mila unità di personale militare femminile, solo il 7,5 per cento del totale del personale militare. Allo scoppio della guerra Rosina Ferrario, ormai asso dell’aviazione di fama mondiale, si offrì volontaria per volare in missioni di trasporto medico per la Croce Rossa. L’Italia bigotta e maschilista le oppose un secco no nel ‘900: “La legge non prevede l’arruolamento di giovani donne nel Regio Esercito“. Ora per spiccare il volo occorre percorrere molte strade e se, su queste strade, ci fossero più nomi di donna, forse la via sarebbe più consona e lineare anche per le donne del presente e del futuro in tutta l’Unione europea e non solo in Italia.  
 






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