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Cristiano Ronaldo, il triste destino: gestacci e falli nell'esilio dorato

di Marco Scotti

Cr7 non è più lo stesso da quando è approdato in Arabia Saudita. Nell'ultima partita prima ha cercato di azzoppare un calciatore, poi ha mostrato i genitali

Invece Ronaldo no, è scappato dalla porta di servizio. E ora dà in escandescenze in stadi deserti (in tutti i sensi) dove per farlo innervosire i tifosi usano l’arma più vecchia: il coro a favore di Messi. E il campione portoghese, invece che abbozzare, esce di testa e si lancia in gesti volgari e inutili, strizzandosi le pudenda all’uscita dal campo di gioco come un monito ai suoi detrattori. “Yo soy aquì” gridava un tempo dopo i gol. Oggi si limita a esternare la sua virilità tossica. E per farsi rispettare, ora che lo scatto si è appannato e gli avversari sono infimi, cerca di usare le maniere brutali, cinturando con una mossa di wrestling un malcapitato calciatore della squadra opposta.

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È triste Ronaldo, e la sua leggenda si appanna. Sapere come e quando ritirarsi è parte integrante della grandezza di uno sportivo. L’ha capito Marco van Basten che, ostaggio della sua caviglia ballerina, appese gli scarpini al chiodo a 29 anni, quando era ancora uno dei più straordinari talenti, immalenconendo forse per sempre i tifosi milanisti. L’ha capito Michel Platini, che salutò la Juventus all’apice della sua carriera. Cristiano Ronaldo no, non se n’è andato in tempo. Ed è ora una maschera triste che si aggira per i campi da gioco. Tanto che il suo nome rimbalza con diversi fatti di gossip, chiacchiericci di basso livello per chi è stato abituato a vincere tutto e a sentire il suo nome scandito dai tifosi estatici. Che tristezza.